Popular Posts

Sunday, December 6, 2015

Le miei pubblicazioni in italiani














































amazon.com/author/massimofranceschini

Thursday, March 7, 2013

Dove il blog viene aggiornato.


Avverto i visitatori che da oggi in poi l'unico blog che sara' aggiornato e' questo:

Thursday, February 28, 2013

Il grande Geova viene sulla terra


Il grande Geova viene sulla terra
Chi è quest’uomo che noi adoria­mo?
(J. Reuben Clark Jr.)
Chi è questo Salvatore, quest’uo­mo che adoriamo?
Noi siamo por­tati a limitarLo e a pensare a Lui
più o meno come appartenente a noi, come al nostro
Salvatore senza peraltro saperne gran che.
Voglio cominciare il mio discorso leggendovi alcune parole
tratte dal Libro di Mosè, primo capitolo cominciando
dal versetto 32. Co­lui che parlava dichiarò di
esse­re "Il Signore Iddio Onnipotente, ed Infinito è il
mio nome … ed io le ho create colla parola del­la
mia potenza… ".
Mentre parlavano "faccia a fac­cia", il
Signore stava mostrando a Mosè la creazione fatta
dal Padre.
"Ed io le ho create colla parola della mia potenza,
che è il mio Unigenito Figliuolo, che è pieno
di grazia e di verità.
Ed io ho creato mondi innumerevo­li; e li ho pure
creati per il mio proprio scopo; e mediante il Figliuolo
li ho creati, mediante il mio Unigenito.
… Poiché ecco molti mondi sono passati per la
parola della mia potenza che è il Suo Unigenito
Figliuolo.
E molti esistono ora, e sono in­numerevoli per l’uomo;
ma tutte le cose sono annoverate da me, poiché esse
sono mie ed io le co­nosco…
Ed il Signore Iddio parlò a Mosè, dicendo:
I cieli sono molti e non possono essere contati dall’uomo;
ma io co­nosco il loro numero, poiché sono
miei.
E quando una terra passerà, con i suoi cieli,
così ne verrà un’altra; e non v’è fine
alcuna alle mie opere, né alle mie parole" (Mosè 1:2-3,
32-33, 35, 37-38).
Non era un principiante nella creazione
Colui che venne in principio, dopo il Grande Consiglio,
non era un novizio, né un dilet­tante, né uno
sprovveduto che si trova alle prime armi. In­sieme
ad altri Dèi, Egli cer­cò e trovò un
posto dove c’era "spazio" (perché così ci
dice la storia in Abrahamo). Poi, preso il materiale
trovato in questo "spazio" crearono questo
mondo.
Voglio proporvi due o tre cose. Spero però di
non confondervi troppo. Noi, in questa galas­sia
- e i cieli che noi ve­diamo sono la galassia cui
noi apparteniamo – possiamo vedere fino alla distanza
di un bilio­ne di anni luce. Un anno lu­ce è la
distanza che la luce, la quale viaggia in ragione di
297.000 chilometri al secondo, percorre in un anno.
Gli astro­nomi ci dicono che ora noi stando al centro
possiamo scru­tare nello spazio fino ad una distanza
di un bilione di anni luce. Dove ci muoviamo, come ci
muoviamo, a quale velocità andiamo, sono tutte
cose che non sappiamo. Se scrutate il firmamento non
lo vedete come esso è oggi; ma come era milio­ni
di anni fa quando la luce de­gli astri che noi osserviamo
cominciò il suo lunghissimo cammino per arrivare
fino a noi. Se la distanza è cento milioni di
anni luce, lo vediamo come era cento milioni di anni
fa.
La nostra galassia – forma e dimensione
Si dice che entro questo raggio ci sono cento milioni
di galas­sie uguali alla nostra. Si di­ce che
questa galassia in cui noi viviamo, in cui abbiamo la
nostra esistenza, ha un diame­tro di centomila anni
luce. Si dice che abbia la forma di una lenticchia, come
se unissimo le lenti di due orologi. Diecimila anni luce
se percorressimo la parte più spessa e ripeto
cento­mila anni luce se la attraversassimo tutta.
Oggi gli astronomi ammettono quello che prima non si
ammette­va, e cioè che possono esserci stati
molti mondi come il no­stro, e probabilmente c’erano.
Alcuni sostengono che in questa galassia c’erano forse
fin dal suo inizio un milione di mondi come il nostro.
"Ed io ho creati mondi innume­revoli … mediante
il mio Unigenito" (Mosè 1:33). Ripeto, no­stro
Signore non è un novizio, Egli non è un
dilettante; Egli ha cercato questi "spazi" innu­merevoli
volte.
E se pensate che questa nostra galassia racchiude in
sé fin dal principio e forse fino ad ora, un milione
di mondi, e moltipli­cate questo numero per il numero
di milioni di galassie, cento milioni di galassie, che
ci cir­condano, allora avrete un’idea di chi è quest’Uomo
che noi ado­riamo.
Lo scopo della nostra creazione
Egli era un membro della Divini­tà, cioè il
Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo, e come tale partecipò al
Grande Consiglio del Cielo, il quale decise che doveva
essere edificato un mondo in cui noi potevamo venire
come esseri mortali per operarvi la nostra salvezza.
Non posso fare a meno di pensare che un numero indicibile
di volte lo stesso scopo era presente nel Salvato­re
quando compiva la Sua opera di creazione dei mondi, come
fe­ce per noi. "Ed io ho creati mondi innumerevoli
… mediante il mio Unigenito". (Mosè 1:33).
Dal trono alla mangiatoia
In Palestina c’era una coppia di sposi, Giuseppe e Maria,
che vi­vevano a Nazaret, paese dal qua­le evidentemente
erano partiti per raggiungere Betlemme dove dovevano
pagare una tassa decre­tata dall’Imperatore romano.
Questo era lo scopo evidente. La donna, incinta, percorse
tut­ta quella strada sul dorso di un asino, sorvegliata
e protetta come una donna che stesse per generare una
mezza Divinità. Nes­sun altro uomo nella storia
di questo mondo ha mai avuto simili antenati – Dio Padre
da un lato, e la vergine Maria dall’altro.
Quando giunsero a Betlemme, come si ricorderà,
non riuscirono a trovare un alloggio essendo tutte le
locande occupate. Dopo tanto chiedere e tanto pregare
fu loro offerta una stalla per passarvi la notte. Qui
nacque Gesù. Egli, che proveniva di­rettamente
dal trono di Dio, dovette essere messo in una mangiatoia, "e
… discese pure al di sotto di tutte le cose, af­finché comprendesse
tutte le cose". Io provo molta simpatia per il povero
Giuseppe. Egli era il marito di Maria, ma non era il
padre del Figlio che essa stava per generare. Anni dopo
gli Ebrei lo canzonarono per questo fatto …
La situazione in Palestina
Gesù venne quando la situazione in Palestina era
caotica. Non si poteva davvero dire che fos­se un
posto di pace, d’amore e di fratellanza. Essa era il
co­vo di alcune delle passioni più terribili
che a quel tempo im­perversavano nel mondo, ed era­no
compagne inseparabili di co­loro che circondavano
il Salva­tore.
Ricorderete il Suo viaggio quando aveva dodici anni,
allor­ché indicò per la prima volta,
almeno per quanto poté capire Maria, chi Egli
fosse – e quan­do, dopo tre giorni di ricerca, alla
fine Lo trovarono intento a parlare con i sapienti della
nazione, e la madre Gli disse con tono di rimprovero: "Tuo
padre ed io…" (volendo dire Giuseppe, la qual
cosa sta a indicare che nella casa di Giu­seppe e
di Maria Egli rispettava i Suoi presunti genitori ­Giuseppe
e Maria – essa Gli disse: "Tuo padre ed io ti cer­cavamo,
stando in gran pena" (Luca 2:48). Ed Egli rispose
facendo quella grande rivelazio­ne: "Non sapevate
ch’io dovea trovarmi nella casa del Padre mio?".
Poi ritornò a Nazaret e dimorò con Giuseppe
e Maria aiutando il padre che era un falegname e figlio
di un falegname lasciò i Suoi genitori quando
si assun­se la Sua missione. Da allora in poi, quando
Egli compiva cose meravigliose, o dimostrava di aver
informazioni straordinarie e una grande conoscenza, la
gen­te diceva: "Non è questi il fi­gliuol
del falegname? Non è co­stui il falegname?" (Matteo
13: 55; Marco 6:3). Viveva in una casa modesta, il solo
uomo ve­nuto su questa terra mezzo-divi­no e
mezzo-mortale. Egli dimora­va in mezzo ai più umili,
li am­maestrava, compiva la Sua opera fra di loro.
Ripeto, Egli proseguì la Sua vita circondato giorno
dopo giorno dall’inimicizia che Lo avrebbe distrutto,
ma sfuggendo a tutti a causa della grande missione che
doveva compiere.
Confusione ebraica
Io posso capire, in un certo senso, le difficoltà che
avevano gli Ebrei, i quali classifica­vano i miracoli
del Salvatore della stessa specie di quelli che avevano
compiuto i loro pro­feti durante tutto il corso della
storia.
Gesù violò le leg­gi di gravità camminando
sulle acque, ed Eliseo aveva fatto galleggiare sull’acqua
un’ascia di ferro; Egli risuscitava i morti e lo stesso
aveva fatto l’antico Eliseo; Egli fece il miracolo dei
pani e dei pesci, e cose analoghe aveva fatto il profeta
Elia quando aveva sfa­mato cento persone con poche
cose e aveva dato l’olio alla vedova.
Gli Ebrei avevano vedu­to tutte queste grandiose
straordinarie manifestazioni, le conoscevano, e tuttavia
a­vevano difficoltà a ricono­scere che
in Gesù c’era qualco­sa di più grande
e trascendente.
Io ho riflettuto su alcuni di quei miracoli quali opera
di un Creatore, attestanti il Suo po­tere creativo,
e in particola­re alcuni che io chiamo miraco­li
creativi: la trasformazione dell’acqua in vino, per esempio.
Come deve essere stato semplice per una Divinità che
aveva crea­to gli universi tramutare l’acqua in vino
e dar da man­giare a cinquemila persone!
E spero che nessuno di voi si lascerà turbare
dai gretti ra­gionamenti secondo cui la folla si
sfamò mangiando quanto aveva portato con sé.
Questo Creato­re dell’universo, da cinque pa­ni
e due pesci ottenne tanto cibo da sfamare tutte quelle
per­sone. Al fine di far tacere le critiche che potrebbero
essere fatte, o di invalidare la spie­gazione secondo
la quale Egli li ipnotizzò tutti, ricordo che
la storia dice: "e si portaron via, dei pezzi avanzati,
dodici ceste piene". Di uguale importanza e statura
fu il successivo miraco­lo di Gesù che dette
da mangia­re a quattromila persone.
Altri miracoli dimostrano che E­gli dominava gli
elementi; penso alla notte in cui Egli dormiva sulla
prua della barca e si sca­tenò una grande
tempesta. Gli apostoli terrorizzati Lo sveglia­rono
ed Egli sedò la tempesta. E dopo aver dato da
mangiare alle cinquemila persone, quando gli apostoli
nel vederlo camminare sull’acqua, spaventati, Lo cre­dettero
uno spirito, si può qua­si sentirlo gridare
loro: "Son io; non temete!" Pietro chiese: "Comandami
di venir a te sulle acque".
Gesù rispose: "Vieni". Pietro usci dalla
barca e cominciò a camminare sull’acqua; ma poiché alla
vista delle on­de minacciose, il suo cuore e la sua
fede vennero meno, egli cominciò ad affondare.
Gesù te­se la mano e lo salvò rimprove­randolo
con queste parole: "O uomo di poca fede, perché hai
dubitato?" (Matteo 14:27-31).
Dominio del regno animale
Gesù aveva il dominio del regno animale. Ricorderete
la pe­sca miracolosa quando per la prima volta chiamò a
Sé Pietro, Giacomo e Giovanni. Essi erano stati
fuori tutta la notte a pescare, ma non avevano preso
niente. Gesù chiese loro di sa­lire sulla
loro barca per par­lare alla folla perché disco­sto
dalla riva poteva evitare che la moltitudine si accalcas­se
troppo intorno a Lui. (Luca 5:4).
Quando ebbe finito di parlare, disse: "Prendi il
largo, e calate le reti per pescare" (Luca 5:4).
Essi risposero dicendo che avevano pescato tutta la notte
senza prendere niente. Tuttavia essi obbediro­no
e calarono le reti e poco dopo si riempirono di pesci
tanto che si ruppero. Essi dovettero chiamare Giacomo
e Giovanni perché venissero con un’altra barca.
Pietro, quel grande Pietro, si inginocchiò davanti
al Salvatore dicendo: "Dipartiti da me, perché son
uomo peccatore" (Luca 5:8).
E in seguito vi fu un’altra esperienza analoga, sempre
sul­le rive della Galilea, dopo la risurrezione,
quando Pietro e gli altri erano andati a pesca­re
non sapendo che per loro c’era del lavoro da fare al
servizio del Signore. Essi avevano pescato tutta la notte
senza prendere nessun pesce.
Alle prime luci dell’alba, vide­ro un uomo sulla
riva; c’era un piccolo fuoco di brace. Dalla ri­va
si udì una voce che diceva: "Gettate la rete
dal lato destro della barca, e ne troverete". Es­si
lo fecero e la rete si riempi di pesci. Giovanni, probabilmente
memore della precedente esperien­za, disse: "E’
il Signore!".
Pietro, indossato il camiciotto (perché era nudo
e non voleva apparire così davanti al Signo­re),
si gettò in mare e nuotò fino a riva. E
là essi mangiarono e il Signore mangiò con
loro. Fu lì che Pietro ricevette l’or­dine "Pastura
le mie pecorelle". (Giovanni 21:6-17).
L’umile Gesù aveva così il domi­nio
della vita animale.
Il regno vegetale
Infine anche il regno vegetale passò sotto il
Suo dominio, per­ché Egli maledì l’albero
di fico sterile mentre vi passava accan­to. Alcuni
studiosi incontrano molta difficoltà nel capire
que­sto miracolo. A me sembra piut­tosto semplice,
forse troppo sem­plice. Ma da questo miracolo io
traggo il principio che colui che non fa le cose che
il suo Creatore lo ha messo in grado di fare, corre il
pericolo di essere rimproverato. Non si può essere
sterili con l’intelligen­za e i talenti datici da
Dio.
Come sono grandi per i mortali questi
e gli altri miracoli di Gesù! Ma come sono incompara­bilmente semplici
per l’Artefi­ce e il Distruttore degli uni­versi!
Metteremo ancora in dub­bio il potere di Gesù nel
com­piere l’opera che Egli eseguì sulla
terra?
Egli rivela la Sua identità
Egli cominciò molto presto nel­la Sua missione
a rivelare la Sua identità. Dopo la Pasqua, mentre
si dirigeva verso set­tentrione, Egli vide Nicodemo
al quale disse di essere il Cristo. Nicodemo non capì.
Egli viaggiò a nord finché non arrivò in
Samaria dove si fer­mò presso il pozzo di
Giacob­be. Qui Egli vide una donna (la donna di Samaria)
e le dis­se chi era. I Samaritani era­no odiati
dai Giudei e i Giu­dei erano odiati dai Samarita­ni.
Questa, io credo, fu la prima volta che Gesù nella
Sua missione disse di essere venu­to per tutti
gli uomini e non per la Casa d’Israele soltanto. Da
allora
in poi, di tanto in tanto, Egli diceva di essere il
Messia.
Una volta, mentre partecipava alla Festa dei Tabernacoli
nel tempio di Gerusalemme, fu fat­to oggetto di scherno
a causa dei Suoi antenati, stavano par­lando dei
loro antenati e loro erano i figli di Abrahamo! A un
certo punto della discussio­ne, avendo Gesù detto
di aver conosciuto Abrahamo, essi dis­sero: "Tu
non hai ancora cin­quant’anni e hai veduto Abra­hamo?" E
la Sua risposta fu: "Prima che Abrahamo fosse na­to,
io sono". Così Egli di­chiarò di
essere il Messia. (Giovanni 8:57-58).
Da allora, per tutta la Sua vita, giorno dopo giorno,
Egli proclamò le Sue verità.
La Sua grande missione
Egli aveva una grande missione da compiere, doveva
cioè di­struggere,
adempire – come E­gli disse – la Legge di Mosè.
Se volete sapere quello che dovette fare per annullare
le leggi che erano state date al­l’antica Israele,
leggete il Discorso della Montagna; legge­te il Discorso
della Pianura; leggete il discorso fatto in occasione
della seconda Pasqua; e vedrete quanto dovette incitare
e sollecitare e costrin­gere per fare accettare la
nuo­va legge.
Un esempio – Egli disse:
"Voi avete udito che fu detto: Non commettere adulterio.
Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per appetirla,
ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore".
(Matteo 5:27-28).
Questa era la nuova legge.
E così per migliaia di altre cose. I documenti
che ho men­zionato e qualche altro ancora sono i
documenti più rivolu­zionari di tutta la storia
del mondo. Essi segnano l’allontanamento dalla Legge
Mosaica, l’adempimento della medesima e la introduzione
e l’osservan­za della legge del Vangelo che Egli
restaurò.
Dalla croce al trono
Infine, all’ultimo processo Gesù, dopo essere
stato tradot­to davanti ad Annas, fu condot­to
da Caiafa, suocero di Annas. Caiafa era il sommo sacerdote
nominato dal governo romano. Annas era l’uomo che sotto
la legge di Mosè avrebbe dovuto essere il sommo
sacerdote. Du­rante il processo davanti al Sinedrio
e a Caiafa, questi disse: "Io ti ordino per il Dio
vivente, che tu ci dica se sei il Figlio di Dio".
E Marco ci dice che Egli rispose: "Sì, lo
sono". (Marco 14:61-62).
Ma il giorno dopo essi Lo pre­sero e Lo processarono
davanti a Pilato. Il povero Pilato, straziato a causa
della sua fiducia nell’innocenza di quel­l’Uomo,
cercò invano di libe­rarLo. Essi insistettero
per­ché Cristo morisse. E così al­la
fine Egli fu condannato e consegnato a loro.
Allora fu condotto sul Calva­rio ed Egli, un Dio,
un membro della Santa Trinità, falsamente accusato
di tradimento, fu cro­cifisso, in mezzo a due comuni
ladri. Un Padre, uno di Coloro che appartenevano alla
Divinità, venne sulla terra ed ebbe per culla
una mangiatoia; venne di­rettamente dal trono di
Dio e fu crocifisso fra due ladri come un criminale!
Risorto la mattina del terzo giorno, veduto da molti,
toccato da molti, Egli visse qui per quaranta giorni,
come se non volesse lasciare coloro in mezzo ai quali
era stato per così tanto tempo. Poi ritornò dalla
Triade Divina, riprese il Suo posto accanto al Padre
e fu di nuovo un membro della Divinità.
L’uomo che noi adoriamo
Questo è l’Uomo che noi adoriamo; questo è l’Uomo
che ci ha dato la legge che ci permetterà di adempiere
il nostro destino di­chiarato fin dal principio;
questo è l’Uomo che si sacri­ficò. "Ecco
l’Agnello di Dio", – fu dichiarato anticamente ­"immolato
fin dalla fondazione del mondo" (Mosè 7:47).
Egli morì per espiare i peccati di Adamo.
Nessuno di noi è nato più pove­ro di
Lui; nessuno di noi è morto in maniera più atroce
e umiliante. Ma questo Egli lo fece per noi tutti affinché quando
avessimo terminato la nostra carriera qui, e pagato la
pena che ciascuno di noi doveva pagare e passato attra­verso
la morte potessimo ri­suscitare e ritornare in pre­senza
di Colui che ci ha man­dati, buoni e cattivi in
egual misura.
Questo è l’uomo che noi ado­riamo – non un
uomo di alto grado, né un esperto delle cose del
mondo. Egli non è un uomo di potere, e tuttavia
una volta disse: "Credi tu forse ch’io non potrei
pregare il Padre mio che mi manderebbe in quest’istante
più di dodici legioni di angeli?" (Matteo
26:53).
Ma Egli ha invocato i Suoi poteri divini non per il
Suo egoistico bene, ma sempre per il bene degli altri,
per
tutta l’umanità. Egli si è sempre sacrificato,
ma ha sempre cercato di fare la volontà del Padre.
Egli ci ha ripetutamente detto che non faceva niente
che non avesse visto fare al Padre Suo, che non insegnava
nien­te che non avesse sentito insegnare dal Padre
Suo.
Il mistero di tutto questo va oltre la mia capacità di
comprensione. Io posso soltanto accettare la storia così com’è.
Questa storia mi dice che se obbedisco ai Suoi comandamenti,
se vivo co­me Lui vuole io viva, allora adempirò il
destino che Egli ha previsto per me. Tale destino è quello
della progres­sione eterna, un destino di una vita
in Sua presenza (per quanto la mia opera là lo
per­metterà), un destino che non conosce
limiti al potere che posso ricevere se io vivo per
esso.
Voglia il Signore che ognuno di noi decida di servirLo
e di osservare i Suoi comanda­menti. Piaccia a Lui
darci idee più chiare su di Sé, su chi
Egli era, sulla Sua grande saggezza ed esperienza e cono­scenza.
Disse Egli: "Io son la via, la luce, la verità e
la vita". (Vedere Giovanni 14:6 e Ether 4:12).
Questo lo disse moltissime volte. Allora essi non Gli
credettero e tutt’ora il mondo in generale non Gli
crede. Ma è nostro diritto, nostro dovere e nostro privile­gio
sapere queste verità e ren­derle parte della
nostra vita. (J. Reuben Clark Jr., Behold the Lamb
of God, Salt Lake City, Deseret Book Co., 1962, pagine
15-25).
Da quando il presidente Clark ha scritto questo articolo,
l’astronomia ha allargato no­tevolmente le sue conoscenze.
Si stima che la sfera di uni­verso conosciuto abbia
un dia­metro di sedici bilioni di anni luce e gli
astronomi credono che ci siano almeno dieci bi­lioni
di galassie. Vedi per esempio, Herbert Friedman, The
Amazing Universe, (Washing­ton D.C. : National
Geographie Society) , pag. 32) .

La versione ispirata parte 23.


DOTTRINE FONDAMENTALI.
Vi sono alcune dottrine fondamentali che sono
prominenti nella JST e che non sono presentate così
chiaramente nelle altre traduzioni bibliche. In alcuni
casi il materiale della JST è completamente nuovo, come
nei primi capitoli della Genesi, che trattano i giuramenti
segreti di Caino (vedere JST Genesi 5) ed il ministero di
Enoch (vedere JST Genesi 6-7). In molte istanze, comunque,
la JST consiste di un’ampliamento o chiarificazione di
materiale già esistente, come nel caso delle epistole o
del sermone sul monte. Spesso vi è un terzo livello di
beneficio che perviene come un risultato di un’ampliamento
o di una aggiunta. Questo viene a causa del fatto che più
conosciamo e più siamo capaci di conoscere. Allora, molte
delle chiarificazioni nella JST sono disponibili non solo
nel loro proprio contesto, ma perché anche ci forniscono
l’informazione chiave che ci rende capaci di comprendere e
vedere nuovi significati per altri passaggi che non erano
cambiati testualmente nella JST. Questo è il caso con
Giovanni 8:1-11 circa i farisei che stavano condannando
una donna sorpresa in adulterio. Non vi è alcuna
chiarificazione nella JST in questo passaggio relativo ai
farisei. Ma una chiarificazione sostanziale nella JST di
Luca 16:13-19 pone un modello per la vita ipocrita dei
farisei che prende maggiore luce da una dichiarazione del
Salvatore:"Colui che è senza peccato fra di voi, scagli
lui la prima pietra su di lei." (Giovanni 8:7) La JST ha
tutto quello che hanno le altre Bibbie e la JST fornisce
informazioni addizionali circa la natura di Dio,
dell’uomo, l’origine di Satana, l’esistenza premortale, il
grande concilio e la guerra in cielo (vedere JST Genesi
3:1-5; JST Rivelazione 12:6-10) ed il Vangelo che fu
insegnato ad Adamo ed ai primi patriarchi. Nella JST Dio
non ha bisogno di pentirsi (confronta Genesi 6:6 con JST
Genesi 8:15, anche confronta Giona 3:10 con JST Giona
3:10) né indurisce i cuori degli uomini, che i fanciulli
sono salvati grazie all’espiazione di Gesù Cristo etc. Uno
dei maggiori contributi della JST è l’intuizione che ci da
circa la personalità ed il ministero di Gesù Cristo. Gesù
è più solerte, più comprensivo con i peccatori e più
critico con i perfidi dirigenti giudaici e si riflette
come una persona più grande nei 4 Vangeli della JST che in
qualsiasi altra traduzione biblica. Poca informazione è
data in qualsiasi Bibbia circa il ministero di Enoch e non
vi è menzione della sua città o del suo popolo chiamato
Sion, ma nella JST vi sono 18 volte in più di colonne di
spazio di quanto sia dato nella KJV alla sua città ed al
suo ministero. Questa meravigliosa informazione circa
Enoch fu rivelata a Joseph Smith nel Novembre e Dicembre
1830 e forma un’esempio ed un modello per la costruzione
di Sion nella nostra dispensazione. In modo simile, poco è
dato di Melchisedek in qualsiasi altra Bibbia, molto è
dato di lui nella JST Genesi 14:16-40 e JST Ebrei 7:13. Il
731831 il profeta ricevette una rivelazione ora
identificata come D&A 45, un maggior soggetto di ciò che è
la seconda venuta del Signore. In questa divina
comunicazione la promessa è fatta che attraverso la JST il
Signore ancora rivelerà al profeta (e quindi alla chiesa)
molto di più riguardo la sua seconda venuta. Il passaggio
è come segue:
"Ed ora, ecco, Io ti dico, non vi sarà dato di
conoscere di più riguardo questo capitolo, fino a che il
Nuovo Testamento sia tradotto, ed in esso tutte queste
cose saranno rese note. Per cui Io vi do che voi possiate
ora tradurlo, affinché possiate essere preparati per le
cose a venire. Perché in verità Io vi dico, che grandi
cose vi aspettano." (D&A 45:60-62). Proprio ciò che fosse
inteso per "capitolo" non lo sappiamo, ma dato che il
soggetto in questione in D&A era la JST, questa
rivelazione indica chiaramente che la JST darà
considerevole informazione relativa al secondo avvento del
Signore. Un’altro grande contributo della JST è la sua
enfasi sui primi principi del Vangelo. Molte delle
chiarificazioni ed inserti, sia in Genesi5, 6 e 7 e nei 4
Vangeli, enfatizzano la Messianità di Gesù, la fede, il
pentimento, il battesimo nell’acqua e la necessità per noi
di avere l’influenza ed il potere dello Spirito santo. Noi
abbiamo trattato i passaggi di Genesi, precedentemente in
questo articolo. Altri passaggi sono trovati nella JST
Giovanni 1; Marco 1:1-6 e JST Matteo 3; Luca 3.
 UN PROBLEMA DI TRASMISSIONE.
Ora, perché questi concetti e chiarificazioni non sono
nelle Bibbie del mondo? Non furono gli antichi scrittori
biblici capaci di esprimersi più chiaramente di quanto la
nostra Bibbia presente mostri? Il problema più grande,
sembra, non era di traduzione ma di trasmissione. Vi sono
oggi studiosi capaci che conoscono bene le antiche lingue
e che hanno l’abilità di tradurre chiaramente ciò che è
sui manoscritti. Loro fanno un grande servizio nel citare
molti punti tecnici e aggiornando i cambiamenti nel
linguaggio e chiarificando le diverse parole e passaggi.
La chiave di volta su cui l’intero soggetto poggia è
l’assenza di un’adeguato manoscritto. Non vi è alcun modo
che un traduttore usando i manoscritti biblici esistenti
possa tirare fuori da loro la pienezza del Vangelo, con
chiare ed ampie dichiarazioni circa la natura dell’uomo,
di Dio, il diavolo, l’esistenza premortale, la seconda
venuta, la risurrezione e così via.
 JOSEPH SMITH: UN RESTAURATORE.
Poichè tutte le altre cose di questa dispensazione sono
vere: la prima visione, il libro di Mormon, la
restaurazione del sacerdozio di Aronne ed il sacerdozio di
Melchisedek, le vestizioni del Tempio, e così via, è
inevitabile dedurre che il profeta fosse divinamente
ispirato nel lavoro di traduzione della Bibbia.
 non
fosse così sarebbe una cosa sorprendente. Non aver
corretto e restaurato la Bibbia avrebbe lasciato la
missione di Joseph Smith incompleta. La rivelazione è
progressiva e una rivelazione costruisce su di un’altra.
Per esempio, come parte della JST il profeta fece un
manoscritto che correggeva certi passaggi nel libro di
Rivelazione.Poi più informazione è data riguardo il libro
di Rivelazione nella D&A 77, ed ancora più applicazione e
spiegazione è data in D&A 88. Questo riflette una
relazione molto reale fra la JST e la D&A, perché molta
della dottrina di questa dispensazione pervenne a Joseph
Smith mentre stava traducendo la Bibbia. Come puo chiunque
prendere alla leggera ciò che Joseph Smith dice circa la
Bibbia e circa la scrittura? Se fosse stato un grande
atleta, od un allenatore, o un’attore famoso, la sua
opinione sarebbe richiesta in tutte le nazioni su
qualunque cosa, quali cereali preferirebbe per colazione,
quale dentifricio userebbe, e quale macchina guida e
quelle non sono cose di cui queste persone sono esperte.
Ancora la scrittura e la Bibbia, ed il Vangelo e la sua
restaurazione sono le cose principali per un profeta, e la
sua opinione ed insegnamenti su tali materie dovrebbero
essere cercati con la più grande priorità da chiunque
voglia comprendere le scritture.
 IL PRINCIPIO DI APOLLO.
La necessità di usare tutte le opere canoniche quando
si studia la Bibbia è illustrata in ciò in cui io mi
compiaccio di chiamare "il principio di Apollo". Apollo,
come voi sapete era un brillante e capace uomo di
Alessandria. Era un credente e molto dotato nel parlare.
Il seguente è riportato di lui in Atti: "Or un certo
giudeo, per nome Apollo, oriundo d’Alessandria, uomo
eloquente e potente nelle scritture, arrivò ad Efeso. Egli
era stato ammaestrato nella via del Signore; ed essendo
fervente di spirito, parlava e insegnava accuratamente le
cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto
del battesimo di Giovanni. Egli cominciò pure a parlare
francamente nella sinagoga. Ma Priscilla ed Aquila,
uditolo, lo presero seco e gli esposero più appieno la via
di dio. Perché egli potentemente convinceva i Giudei, e
che pubblicamente mostrava per le scritture che Gesù è il
Cristo." (Atti 18:24-26,28)
io parafraserò il passaggio così per illustrare il
punto:
"Ed un certo insegnante, chiamato Apollo, nato a Salt
Lake City (o dovunque), uomo eloquente, e potente nelle
scritture, giunse al sistema educativo della chiesa.
Questo uomo fu istruito nella via del Signore; ed essendo
fervente nello spirito, egli parlò ed insegnò
diligentemente le cose del Signore, conoscendo solo la
KJV. E come cominciava a parlare baldanzosamente nelle
classi e nei caminetti: i suoi supervisori e gli
insegnanti guida lo sentirono e lo presero da parte e gli
esposero la via di Dio più perfettamente, usando il libro
di Mormon, la Dottrina e le alleanze, la Perla di Gran
Prezzo e la JST e gli insegnamenti di Joseph Smith e dei
profeti viventi. E dopo ciò egli potentemente convinceva
gli studenti e che pubblicamente mostrava per le scritture
che Gesù era il Cristo."
Noi vediamo che Apollo aveva molti strumenti preziosi
per essere un grande insegnante. Era fervente, dedicato,
eloquente, ed aveva una conoscenza delle scritture. Ma
come era tanto radicato con una sola parte delle
scritture, lui non poteva mettere al servizio del Signore
il suo grande talento. Noi non abbiamo bisogno solo di
eloquenza, intelligenza e dedicazione; abbiamo bisogno di
Fonti, i fatti e la sostanza della rivelazione, se noi
desideriamo propriamente insegnare ed interpretare la
Bibbia. Ora noi abbiamo una seconda possibilità. La JST fu
offerta ai santi nella sua interezza nei primi giorni
della chiesa. Loro non la rigettarono, loro la snobbarono.
Come chiesa noi quindi l’abbiamo persa per quasi un
secolo. Ora l’abbiamo di nuovo nella nuova edizione S.U.G.
della Bibbia. Dovremmo essere attenti nel non snobbarla e
perderla ancora. E’ un’idea che il tempo è giunto.
TESTIMONIANZA.
La JST è un testimone per Gesù Cristo. E’ un
testimone per la divina chiamata di Joseph Smith, come un
profeta e Apostolo di Gesù Cristo. Molte persone vogliono
provare Joseph Smith con il contenuto di manoscritti
inadeguati. La restaurazione del Vangelo in questa
dispensazione è tanto grande come qualsiasi altra
dispensazione e può stare in piedi di suo proprio. Joseph
Smith aveva una rivelazione indipendente di suo proprio.
Il libro di Mormon e la JST sono le giuste basi con cui
misurare l’accuratezza dell’antica Bibbia. Noi non
misuriamo i profeti, ma la qualità dell’antico libro che
parla di loro. Io penso che noi dovremmo essere più come
il Presidente Brigham Young e non ignorare gli
insegnamenti del profeta. Io sono grato per l’opportunità
di avere tutti i libri, tutte le opere canoniche ed una
testimonianza dello spirito. Io ho una testimonianza che
ciò che ho detto è vero. Studiare le scritture, non sempre
risolverà tutti i nostri problemi personali, ma aumenterà
la nostra spiritualità, e con quella spiritualità
accresciuta noi possiamo allora vedere la nostra strada
più chiaramente per ottenere l’ispirazione dal Signore per
i nostri problemi immediati. Nel nome di Gesù Cristo amen.
LA JST : RETROSPETTIVA E PROSPETTIVA.
Coloro i quali erano presenti a questo simposio furono
invitati a fare domande sullo scritto della JST. Allora fu
istituita una giuria e furono date risposte.
DOMANDA: La versione ispirata come pubblicata dalla
Chiesa Riorganizata è conforme al manoscritto originale?
ROBERT J. MATTHEWS: A questo io posso rispondere
confidenzialmente, si. Ora, un’altro modo per formulare
questa domanda è: "E’ la versione ispirata stampata
accurata, è attendibile?" La risposta è si! Quella è
qualcosa che conoscevamo per molto tempo. Io dovrei
parlare in questa maniera: se il manoscritto è corretto,
allora la versione ispirata pubblicata è corretta, perché
loro hanno seguito il manoscritto accuratamente. Vi sono
alcune correzioni nello spelling e nella grammatica, e
poche altre cose che sono veramente minime, ma io sono
andato al manoscritto diverse volte ed in qualche maniera
mi è divenuto familiare; nel mio giudizio ed esperienza,
si è stato pubblicato con accuratezza.
DOMANDA: Perché Joseph Smith fece una nuova traduzione
della Bibbia?
ROBERT L. MILLET: Bene con tutto quello che abbiamo
detto negli ultimi 2 giorni, penso che nessuno abbia
tirato fuori direttamente i motivi e detto che Joseph
Smith fece la JST per le seguenti ragioni. Penso,
comunque, che vi siano alcune cose da tenere in mente.
Sebbene noi non abbiamo in questo momento in possesso la
rivelazione che comandò il profeta di iniziare la
traduzione, ciò che noi possediamo sono riferimenti
occasionali al fatto che lui ed i suoi scrivani erano
stati ordinati per questo compito. Egli rende quello
chiaro nella visione delle glorie (mentre noi stavamo
facendo l’opera di traduzione che il Signore ci aveva
ordinato." Così una ragione sarebbe molto semplice: il
Signore lo comandò loro. (D&A 76:15). Secondo, questo
lavoro sembrava di servire come un tipo di educazione
spirituale per il profeta stesso. Sfortunatamente, alcuni
fraintendono l’intera ragione per cui Joseph Smith stesse
facendo la traduzione. Io ho avuto numerose persone che mi
chiedevano:"Non è che Joseph Smith stesse mormonizzando la
Bibbia?" Io penso che loro intendano con quello, non è che
lui sta prendendo la dottrina S.U.G., leggendola dalla
Bibbia, e mettendola nel libro di Mormon ? Il problema con
quel modo di ragionare è che storicamente non ha senso.
Non era possibile fare il mormonismo dalla Bibbia nel
Giugno 1830. Il profeta aveva già tradotto il libro di
Mormon e certamente conosceva un numero di cose. Ciò che
Joseph Smith faceva era di imparare come cominciava.
Questo provava di essere una parte della sua educazione,
come pure l’educazione della chiesa. Cosi che sarebbe una
seconda ragione, l’educazione spirituale del profeta.
La terza cosa che io direi è che la Joseph Smith
traduzione ci dimostra come era che quella rivelazione
perveniva a Joseph, in alcuni casi linea su linea e
precetto dopo precetto.Anche come era capace di rivedere
queste cose, noi vediamo che la rivelazione frequentemente
veniva in tal modo, pezzo dopo pezzo. In quel senso la JST
diviene un modello o tipo per ogni membro della chiesa.
Noi non andiamo alle scritture per leggere in loro ciò che
già conosciamo; piuttosto, andiamo alle scritture per
apprendere. Così diviene un modello per come ricevere
rivelazione per noi stessi.
DOMANDA: Perché nessun’altro profeta della chiesa
completò la traduzione?
JOSEPH F. MC. CONKIE: Io penso che l’ovvia chiave qui
sia che in tutte le cose, dovunque noi facciamo l’opera
del Signore dobbiamo essere chiamati dal Signore a farlo.
Vi sono indubbiamente profeti che sono spiritualmente ed
intellettualmente qualificati per fare quell’opera, ma non
hanno ricevuto la chiamata per farla. Lasciatemi
suggerirvi un classico caso di studio che illustri il
principio. In 1° nefi capitolo 14 leggiamo che Nefi ha
avuto la stessa rivelazione che Giovanni avrebbe avuto.
Nefi desiderava scriverla, e sicuramente non c’è problema
che ognuno di noi lo riterrebbe capace di farlo. Egli
stava per farlo quando, in effetti, il Signore disse:"
Niente da fare, ho già dato quel compito ad un’altro di
nome Giovanni." forse Giovanni aveva avuto una
preparazione specifica nella preesistenza, non lo so. Ma
Giovanni doveva venire 600 anni dopo e scrisse la visione
ed era il suo compito e la sua missione. Per quella
ragione a Nefi fu detto di non scriverla. Ora, senza
discussione vi sono profeti che sono stati preparati nelle
eternità e che vengono al momento giusto per fare
quell’opera.
DOMANDA: Perché la chiesa, intendendo la chiesa S.U.G.
non accetta la JST. (Questa è una domanda trabocchetto a
cui dobbiamo stare attenti)
ROBERT A. CLOWARD: La risposta più semplice è che la
chiesa accetta la JST. Ma se poso complicarla un po’,
lasciatemi andare avanti.Dopo che la traduzione fu fatta,
vi sono parti di essa che sono state più disponibili alla
chiesa. Dal 1832 al 1851 parti di essa furono pubblicate
in vari periodici. Nel 1851 la prima edizione della Perla
di Gran Prezzo fu pubblicata a Liverpool, Inghilterra,
includendo parti di ciò che noi ora chiamiamo il libro di
Mosè ed il capitolo 24 di Matteo, che erano presi
direttamente dalla JST.Come chiesa, abbiamo avuto dopo
quel tempo, ed ora abbiamo come parte del nostro canone o
opere canoniche quelle parti della JST. Io penso che sia
una cosa fortunata che il nome Perla di Gran Prezzo fosse
messo a quel libro e se io posso applicare una parabola,
io posso vedere un processo che va avanti nella chiesa
oggi che va indietro alla parabola che il Signore dette
sulla perla di gran prezzo. Voi ricordate la parabola
circa una perla nascosta in un campo. Quando fu scoperta
dove era la perla, un uomo andò e vendette tutto quello
che aveva e comprò il campo. Io vedo la JST come fosse la
perla di gran prezzo del nostro tempo, ed uno alla volta i
membri stanno scoprendo dov’è il campo. Loro si sono messi
allo studio ed al lavoro per poter acquistare il campo e
trovare la perla e ricevere la ricchezza che rappresenta.
Sebbene noi accettiamo la traduzione, il processo di
renderla parte delle nostre vite è un processo individuale
nell’imbattersi e studiare e comprendere l’importanza
dell’opera di Joseph Smith.
DOMANDA: Per un certo numero di anni noi abbiamo
chiamato la JST versione ispirata come mai è stato ora
cambiato?
GERALD N. LUND: Joseph Smith stesso si riferisce in
alcuni posti ad essa con la parola traduzione. Il suo
titolo più tipico è "la nuova traduzione della Bibbia".
Quando la chiesa Riorganizzata pubblicò un’edizione nel
1836, loro scelsero di chiamarla "versione ispirata".
Entrambe le parole sono accurate; una versione della
Bibbia è ovviamente un titolo appropriato, ed è
chiaramente una versione ispirata.Quando la commissione
della chiesa scelse il nome decise di chiamarla con la
frase in cui il profeta più speso la citava e cioè la
"nuova traduzione" e quindi divenne la JST. Un’altra
ragione è tecnica se dentro le note a pie di pagina fosse
stata abbreviata con IV avrebbe dato la sensazione di un
numero romano. JST è più facile da comprendere.
ROBERT J. MATTHEWS: Anche, avessero loro chiamato lei
la nuova traduzione, come faceva il profeta, NT sembrava
sorprendente come Nuovo Testamento quando era nelle note a
piè di pagina. Per quelle ragioni era chiamata JST. Ora,
una cosa noi impariamo e sentiamo riverenza perché è
scrittura.Noi sentiamo molta riverenza per le parole dei
profeti, qualsiasi dei profeti. Chiamarla JST non è a caso
o temerario. Quella stessa proposta fu portata dalla
commissione delle scritture che era composta dagli anziani
Monson, Packer e Mc Conkie, insieme nel Tempio con la
PRIMA PRESIDENZA ed il quorum dei 12 e fu così adottata
ufficialmente.
DOMANDA:Perchè Joseph Smith nei suoi sermoni talvolta
cita la KJV su passaggi che egli aveva già corretto nella
sua traduzione?
CLYDE J. WILLIAMS: Per prima cosa, io penso per il
fatto che Joseph né le persone del suo tempo avessero una
completa edizione pubblicata o versione della JST, il che
renderebbe difficile per una congregazione di sapere
esattamente a ciò che lui si stava riferendo. Quella è una
ragione possibile. Un’altro fattore può essere stato il
particolare uditorio a cui stava parlando, quali fossero i
loro bisogni, ed il loro retroterra. Lasciatemi darvi
un’esempio da D&A 128, dove troviamo un passaggio
piuttosto interessante. Il profeta Joseph Smith aveva
appena citato Malachia e, come voi sapete, Malachia 4:5-6
è citato in maniera diversa in 2 o 3 diversi posti nelle
nostre scritture. Dopo aver citato quel passaggio
egli rese questa dichiarazione:"Io potrei aver reso una
traduzione più chiara per questo , ma è sufficientemente
chiara per il mio scopo." (D&A 128:18). E poi va avanti.
Il punto è che spesso ciò che era necessario di essere
mostrato da un passaggio particolare poteva essere fornito
dalla KJV, così che lui lo avrebbe citato come era
riportato là perché le persone ne avevano l’accesso ed era
loro familiare. Un’altro esempio potrebbe essere Ebrei
11:40, dove troviamo nella KJV ciò che sembra riferirsi al
fare l’opera per i defunti. £loro senza di noi non possono
essere resi perfetti." e così via. Nella JST è cambiato in
modo tale come per riferirsi alle tribolazioni.Come voi
leggete il capitolo 11 in Ebrei e tutto ciò che vi si
trova, è ovvio che il contesto di quel capitolo ha a che
fare con coloro che hanno sopportato tribolazioni e come
questa li avesse perfezionati. E così la correzione della
JST adatta il contesto. Ancora in una occasione successiva
Joseph Smith si sarebbe riferito a quel passaggio e lo
avrebbe usato nel contesto del lavoro per i morti. Io
penso che il punto qui sia che il principio in ogni caso è
vero. Il profeta Joseph Smith non si sentiva confinato da
una parola scritta in particolare, ma piuttosto di essere
confinato dalla rivelazione e dai veri principi.
DOMANDA:Quale evidenza abbiamo che Joseph Smith
intendesse pubblicare la sua traduzione e se vi è questa
evidenza, perché non lo fece?
KEITH W. PERKINS: Probabilmente 2 ragioni: Tempo e
denaro. In D&A 43:12-13 il Signore era molto chiaro che i
santi, se volevano apprendere i misteri del Regno dal
profeta, dovevano aiutarlo finanziariamente e
temporalmente. E’ interessante che i santi degli ultimi
giorni si aspettassero Joseph Smith come un profeta,
veggente, rivelatore, sindaco, amministratore, generale,
traduttore, ed ancora potesse sostenere la sua famiglia
finanziariamente, costruire la sua casa, tagliare il suo
legname. E così il Signore doveva ricordare loro che se
volevano che Joseph avesse il tempo per fare l’opera che
era necessaria per dare più dottrina, allora loro dovevano
aiutarlo dandogli soldi, cibo ed altri articoli.
Sfortunatamente, quello non fu fatto tanto speso come
sarebbe stato necessario. con il risultato, che non
abbiamo ottenuto tanto come avremmo potuto. La sezione 94
parla circa le costruzioni che stavano per essere fatte in
Kirtland. Una di queste costruzioni doveva essere per la
pubblicazione, e parte di quella pubblicazione il Signore
disse che doveva essere la JST. La sezione 104 parla della
pubblicazione delle scritture, di nuovo riferentesi al
Nuovo Testamento.Incidentalmente, nel manoscritto per la
sezione 104, è fatto riferimento al copyright che doveva
essere ottenuto per la JST. Quel copyright non è mai stato
trovato, ma sembra che fosse stato ottenuto. Infine, il
Signore disse in D&A 124:89, che William Law aveva la
responsabilità di fornire i mezzi affinché la JST potesse
essere pubblicata. Nella storia della chiesa, come alcuni
di voi sanno, William cominciò a perdere la sua
testimonianza ed infatti non seguì il consiglio del
Signore a questo riguardo. Io suppongo che se William Law
avesse fatto ciò che doveva, noi avremmo avuto la prima
edizione stampata molto prima. Invece, abbiamo dovuto
attendere oltre 125 anni prima che potessimo averla
stampata nella nostra propria letteratura. Ma certamente
il Signore intendeva che loro la pubblicassero. Nel 1833
Joseph Smith scrisse una lettera a W.W. Phelps, che stava
pubblicando alcune parti della traduzione nel Evening e
Morning Star; Phelps fu istruito di non pubblicare altro,
perché il profeta intendeva pubblicare il libro di Mormon
e la JST insieme in un libro, ma quello non fu mai fatto,
non ebbe il tempo di finirlo.
DOMANDA:Come dovrei usare la JST nell’insegnare il
Vangelo?
GEORGE A. HORTON: Io credo che la risposta possa essere
ovvia per ognuno di noi.Dovremmo usarla nella maniera
migliore in cui possiamo, proprio come insegneremmo con
qualsiasi altra scrittura. La prima cosa da fare è di
essere consapevoli che vi sono contributi nella JST che
possono essere appropriati per qualsiasi soggetto dato. In
un senso, è come mettere insieme il quadro di un puzzle.
Noi possiamo pensare come a figure staccate da mettere
assieme in questo grande quadro. Come andiamo a mettere
insieme il puzzle, impariamo che più parti mettiamo
assieme e la figura diviene più nitida e più bella. Così
noi stiamo cercando i pezzi da mettere insieme ed alcuni
si trovano nella JST. Nel Dicembre del 1974 vi fu un
Church News che dette essenzialmente ai membri la nozione
che era appropriato usare la JST sia nell’insegnare che
nello scrivere le dottrine della chiesa. Questo, comunque,
aggiungeva una piccola suggestione. L’articolo diceva che
sarebbe stato appropriato che se la materia sotto analisi
era già nelle nostre opere canoniche, che noi dovremmo
citare quella per prima. In altre parole, se c’è qualcosa
nel libro di Mosè, citate prima il libro di Mosè piuttosto
che citare lo stesso versetto dalla JST. Una volta che uno
ha usato tutte le fonti disponibili (le scritture
canoniche) allora è libero di andare a qualsiasi altra
fonte che è disponibile.L’unica cosa che potrei aggiungere
a quello è che noi dovremmo fare così con testimonianza,
con lo spirito e con la conoscenza che quelle cose erano
ispirate, e che il Signore le dette per uno scopo. Allora,
se noi possiamo trovare qualche aiuto nella JST, esso
ovviamente avrebbe qualche importanza e sarebbe
appropriato nel nostro insegnamento.
DOMANDA: Raccomandereste che i missionari usassero la
JST nell’insegnare il Vangelo?
GEORGE A. HORTON: Se stessi nel mio steso ramo sopra
alla M.T.C. ed un missionario mi chiedesse:"Dovremmo usare
la JST?"Io sospetto che la mia risposta più immediata
sarebbe"No!", almeno "non cominciare con quella". Io credo
che il ruolo del missionario non sia di insegnare a
qualcuno le dottrine più profonde della chiesa. La prima
cosa che dovrebbe fare è di portare testimonianza del
Signore e della restaurazione del Vangelo tramite il
profeta Joseph Smith. Una volta che questo è stabilito, io
penso che se loro hanno un’investigatore o, anche meglio,
un membro della chiesa che ha accettato il messaggio della
restaurazione, che ha una testimonianza del profeta, che
sa del libro di Mormon e che lo ha letto, allora forse
loro sono pronti per andare avanti per alcune di queste
altre cose. ma io penso che sarebbe controproducente se
loro immediatamente facessero uso della JST. Ora loro
possono rendere agevole l’introduzione della JST una volta
che è stabilito il profeta come un rappresentante del
Signore. Se una persona accetta quello, allora ha una
buona base. C’è quel piccolo ammonimento nel primo
capitolo del libro di Mosé dove il Signore disse che
queste cose saranno date a quelli che credono. Con
quell’attenzione in mente, io posso introdurla (la JST) ma
la porterei di passo in passo nella fede, dove può essere
ricevuta.
DOMANDA:Perché non abbiamo più di 8 capitoli in Mosè
nella Perla di Gran Prezzo? Franklin D. Richards, che la
compilò nel 1851 non aveva accesso per il rimanente?
ROBERT J. MATTHEWS: Sembra che Franklin D. Richards non
avesse altro che quello. Infatti, se voi esaminate una
Perla di Gran Prezzo come fu pubblicata nel 1851, il
materiale che ora chiamiamo Mosè è messo abbozzatamente e
a spizzichi, una parte qui, un’altra là. Nessuna di esse è
chiamata il libro di Mosè è proprio chiamata "estratti da
un’altra traduzione". Non lo fu fino a che l’anziano Orson
Pratt organizzò il materiale e lo pubblicò nella Perla di
Gran Prezzo nel 1879 come iniziò ad essere noto come libro
di Mosè. Ora sembrerebbe interamente appropriato, e forse
il tempo verrà, quando il libro di Mosè e la Perla di Gran
Prezzo possano essere ampliati. Sembrerebbe consistente
per me che dovrebbe essere esteso almeno fino ad Abramo,
allora voi potete scegliere con il libro di Abramo come
prossimo articolo nella Perla di Gran Prezzo. Come
indicato precedentemente, le scritture sono sacre e sono
usate con cura. Ovviamente queste cose dovrebbero essere
raccomandate ed approvate dalla prima presidenza e dal
quorum dei 12. Poichè io non sono il custode dell’Arca,
non so quando quello potrà avvenire, ma qualche giorno voi
potrete vederlo.
DOMANDA: Chi è responsabile per il piccolo riassunto
che viene posto all’inizio di ogni capitolo nella Bibbia,
nel Libro di Mormon, la D&A e la Perla di Gran Prezzo?
ROBERT J. Matthews: Sarei contento di dirvi chi fece
quello, ma prima lasciatemi dire un’altra cosa. La
commissione della pubblicazione delle scritture usò molte
persone per molte cose. Era in qualche modo concorde che
era un progetto di gruppo e che sebbene individui vi
lavorassero su certe cose, non sarebbe stato divulgato in
giro che questa persona avrebbe fatto questa cosa e che
quella persona avrebbe fatto quell’altra cosa. Così quello
è perché voi non potete trovare in qualsiasi opera
pubblicata chi fece quello. Penso di non rompere
l’etichetta o la confidenza se dicessi con piacere che
l’anziano Bruce R. Mc. Conkie produsse quei brevi
riassunti esplicativi. Ora io non so chi altri avrebbe
potuto farli così bene. Tutti quei riassunti sono
definitivi ed interpretativi, loro sono una parte preziosa
della nuova edizione delle scritture. Occasionalmente le
persone mi dicono:"Abbiamo una meravigliosa guida ai
soggetti (topical guide)" "Vi sono molte altre buone cose
in questa nuova edizione delle scritture, ma non c’è alcun
commentario." Mi colpì me un giorno che il commentario e
nel capitolo riassuntivo che abbiamo appena citato.
Infatti,provate questo esercizio talvolta. Inizia con
Genesi e proprio leggi il riassunto- Genesi 1, poi Genesi
2, Genesi 3 e fai così per 15 capitoli.Voi vedrete che
questi riassunti non sono solo buoni per il capitolo in
cui sono posti, ma sono consecutivi e correlano bene l’un
l’altro.
DOMANDA:L’altra notte vi siete riferiti a D&A 35:18 (in
cui il Signore informa Sidney Rigdon che a Joseph Smith
erano state date le chiavi dei misteri di quelle cose che
erano sigillate) Quello intende che nessun mistero sarà
rivelato fino al ritorno di Joseph?.
ROBERT J. MATTHEWS: Non penso che intendesse quello
sebbene io creda che la maggior parte della dottrina per
questa dispensazione fosse rivelata tramite il profeta
Joseph Smith. L’anziano Bruce R. Mc: Conkie alludeva a
quello nella sua prefazione. In D&A 5:10 ci è detto che
questa generazione riceverà la parola del Signore tramite
il profeta Joseph Smith. Quello non limita la parola a
Lui, ma indica che lui pose la dottrina di base.
Domanda: Possiamo e dobbiamo comprare la JST per usarla
nelle classi di insegnamento nella Chiesa? sarebbe
appropriato fare così?
ROBERT J. MATTHEWS: Io PENSO che ognuno che sta dietro
di me e 2 terzi di voi nella congregazione direbbe "si,
voi potete" "Si, voi dovete" "Si sarebbe appropriato" Ora
quello porta ad un’altra domanda.
DOMANDA: Quanti estratti o correzioni nella JST furono
inclusi nella nuova edizione S.U.G. della Bibbia, e perché
non furono inclusi tutti?
ROBERT J. MATTHEWS: Nella edizione S.U.G. della KJV
della Bibbia, vi sono racchiusi 700 versi dalla JST nelle
note a pie di pagina e nell’appendice. Non ci sembrava
necessario di includere nelle note a piè di pagina il
testo del libro di Mosè od il testo del capitolo 24 di
Matteo, perché già si trovano nella Perla di Gran prezzo.
Includendo questi 2 il numero dei versetti sale a
1150.Ora, perché non fu incluso tutto della JST? Io posso
darvi 2 ragioni. Primo, lo spazio necessario sarebbe stato
notevole e già il libro era al limite, secondo, noi
abbiamo essenzialmente tutte le correzioni che sono
ovviamente di importanza dottrinale. Questo fu il metro di
giudizio. Un’altra considerazione pratica era che la
chiesa Riorganizzata ha il manoscritto originale e loro
hanno il copyright. Loro lo posseggono come stabiliscono
le leggi del paese. Sembrava motivo di prudenza di non
andare da loro e dire:"Vogliamo tutta la JST" Così fu
fatto così, fu fatta una selezione di circa 700 versi, poi
fu preparata la lista e fu presentata alla Riorganizzata.
Noi spiegammo che stavamo pianificando una nuova edizione
della Bibbia, con l’intenzione di mettere delle note a piè
di pagina della JST. La Riorganizzata sentì che era una
grande idea. Quando il lavoro fu terminato, noi volemmo
qualche accordo fra le case che lo pubblicavano, la Herald
House per la Riorganizzata e la Deseret Book per la nostra
chiesa. Un contratto legale fu stilato e la Riorganizata
si compiacque ed anche ringraziò che noi avevamo voluto
usare la JST. Voi vedete, quello è un buon segnale,e
lasciò un dolce sentimento, un buon gusto nella loro
bocca. Loro non furono chiesti per ogni cosa, ma noi
abbiamo ogni cosa che è dottrinalmente importante.
DOMANDA: Quale la posizione attuale della Riorganizzata
riguardo la JST?
ROBERT J. MATTHEWS:Lasciatemi spiegarlo con alcuni
paragoni. Io non posso parlare per la Riorganizzata.
Ufficialmente loro onorano e rispettano la JST. Ma io
penso ed ho scoperto stesse vedute fra di loro in alcune
aree. La Chiesa Riorganizata ha preso un po di vista il
libro di Abramo. Infatti, se voi studiate la storia della
Riorganizata voi potete vedere loro progressivamente
accettare il libro di Abramo sempre di meno fino ad
arrivare ad adesso che lo rigettano completamente. Alcuni
di loro hanno mostrato una tendenza in quella direzione in
qualche maniera anche con il libro di Mormon. Loro non lo
hanno rigettato, ma hanno iniziato a diminuire il suo
valore storico e dottrinale. V’è talvolta una differenza
fra un membro e l’altro. Sarebbe duro dire che tutti santi
degli ultimi giorni credono quella cosa o che non credono
quell’altra cosa. Lo steso è valido con la chiesa
Riorganizzata, loro non credono a tutto, ma vi è un buon
numero fra loro (anche fra i loro dirigenti) che hanno
perso un po di vista il libro di Mormon. Lungo quella
linea, ora che abbiamo stabilito un modello, "Qual’è la
posizione attuale della chiesa Riorganizata in relazione
alla JST?" La relazione , come io posso spiegare e che
potrebbe andare avanti come per il libro di Abramo ed il
libro di Mormon e cioè essere persa di vista. Come può
avvenire quello? La cosa che la JST rende meglio è la
dottrina. Ma dopo un centinaio di anni, sembra che loro
hanno buttato nella strada ciò che loro trattano come
dottrina, e quindi mi sembra che la JST non sia tenuta
oggi dalla Riorganizzata in grande stima come era un
centinaio di anni fa. Ora, voi potete avere un vicino che
è membro della chiesa e potrebbe dirvi che questo non è
vero.Bene, potrebbe essere non vero nella sua mente, ma la
JST non sembra di avere lo stesso splendore ed onore e
lustro fra i dirigenti della Riorganizzata oggi come cento
anni fa. L’hanno rigettata? No! ma credo che abbiamo
rigettato, od al minimo snobbato alcuni dei concetti che
sono dentro di lei.
CONCLUSIONE.
Mi piacerebbe ringraziare fratello Nyman e fratello
Millet e molti altri.Loro avevano la responsabilità per
questo simposio. Lasciatemi riflettere su di un
cambiamento che ha avuto luogo nella mia breve vita. 25 o
30 anni fa, se voi aveste annunciato che stavate andando
ad un caminetto sella JST, le persone vi avrebbero
guardato come se foste un po’ strani.Io ho visto che la
nube gradatamente si è dispersa, il fatto che ora essa sia
parte prominente della nuova edizione della Bibbia,
sicuramente mostra che ha preso il suo giusto posto, od al
minimo è nella sua collocazione.Non potrebbe essere nella
nostra nuova Bibbia se la prima presidenza ed il quorum
dei 12 non lo avesse permesso. Dato che abbiamo accesso al
manoscritto e poichè sappiamo di più circa la JST ed il
suo retroterra, noi apprezziamo in misura maggiore il
profeta Joseph Smith.