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Thursday, February 28, 2013

La versione ispirata parte 18.


CHIARIFICANTI PUNTI DI DOTTRINA.
MATRIMONIO E DONNE.
Forse più di qualsiasi altri dei suoi scritti, gli
insegnamenti di paolo sul matrimonio (trovati nel 1°
capitolo di Corinzi 7) sono stati fraintesi. A leggere
questo capitolo si ha l’impressione che Paolo sostenga il
celibato; che il matrimonio sia inferiore allo stato
celibe o nubile. Robert J. Matthews offre i seguenti
poderosi intuiti che riguardano il contesto di 1° Corinzi
7 ed il contributo per la nostra comprensione reso dalla
JST:"Sebbene la lettera nota come 1° Corinzi è il primo
scritto da Paolo alla Chiesa a corinto nella presente
Bibbia, è evidente dall’epistola stessa che aveva scritto
loro precedentemente. Al meno parte del soggetto trattato
da quella epistola precedente era riguardo la moralità, le
relazioni matrimoniali e come trattare i trasgressori.
Disse Paolo nel ricordare ai Corinzi la sua epistola
precedente:" Vi scrissi in una lettera di non mischiarvi
con i fornicatori." (1° Corinzi 5:9) E’ anche evidente che
in risposta alla precedente lettera di Paolo la chiesa di
Corinto scrisse a lui riguardo le relazioni matrimoniali.
Ciò che è adesso nota come 1° Corinzi fu scritta in
replica alla loro lettera. Le 2 epistole precedenti sono
ora andate perdute. Se noi avessimo la possibilità di
leggerle, noi senza alcun dubbio saremmo capaci di
comprendere più pienamente gli insegnamenti di paolo
riguardo il matrimonio come sono ora presentati in 1°
Corinzi 7, dato che le sue istruzioni erano un seguito
alle domande che gli venivano poste dalla chiesa di
Corinto e se noi potessimo leggere il pieno contesto
avremmo un quadro completo e chiaro. E’ a questo punto che
la JST diviene la miglior guida disponibile. Il profeta e
veggente quale era Joseph pose nella Nuova traduzione di
1° Corinzi 7 qualche spiegazione ed un riassunto di
materiale necessario perché un lettore posa comprendere le
istruzioni di Paolo senza avere l’accesso alle 2 lettere
andate perdute. Nella KJV l’implicazione è che Paolo
disse:" E’ bene per un uomo di non toccare donna." (1°
Corinzi 7:1) Questa è una dichiarazione inusuale che viene
da uno che è familiare con le scritture ed i comandamenti
che dicono di lasciare i genitori e divenire una sola
carne (vedi Genesi 2:24; Marco 10:7-9) La JST chiarifica
fatto con l’indicare che erano i anti corinzi che
scrissero a paolo "dicendo, è buono per un’uomo di non
toccare donna." (JST 1° Corinzi 7:1) Nel verso 2 della
JST, ci è detto che Paolo allora inizia a dare la sua
risposta a quella domanda. Da ricorda che ciò che abbiamo
nel capitolo 7 sono risposte a domande di cui non siamo in
possesso. Un punto addizionale da essere fatto è che molto
di ciò che Paolo scrisse in questa occasione, Egli ci
informava, è la sua opinione e non un comandamento (vedi
1° corinzi 7:6,25). Il punto cruciale dio ciò che Paolo
stava realmente rispondendo è contenuto nei versetti
26-33. Nella KJV, ci è detto a causa della presente
distretta è buono per un’uomo di rimane scapolo e che
anche quelli che hanno moglie saranno come se non né
avessero. Le persone non sposate hanno cura delle cose del
Signore, ma gli sposati hanno cura delle cose del mondo e
di come compiacere la moglie. Ora paragona questi pensieri
con i sentimenti riportati nella JST:" Io stimo dunque che
a motivo della presente distretta sia bene per l’uomo
starsene così, affinché egli possa far più bene. Se però
prendi moglie, non pecchi; e se una vergine si marita, non
pecca; ma tali persone avranno tribolazione nella carne;
perché io non posso risparmiarvela. Ma io parlo a voi che
siete chiamati al ministero. Perché questo io dichiaro,
fratelli: il tempo che rimane è breve, e quindi andrete
nel ministero. Anche quelli che hanno moglie, siano come
se non l’avessero; perché voi siete chiamati e scelti per
fare l’opera del Signore. E quelli che piangono, sarà come
se non piangessero; e quelli che si rallegrano, come se
non si rallegrassero, e quelli che comprano, come se non
possedessero. E quelli che usano di questo mondo, come se
non ne usassero; perché la moda di questo mondo passa. Ma
io vorrei, fratelli, che voi faceste onore alla vostra
chiamata. Or io vorrei che foste senza sollecitudine.
perché chi non è ammogliato ha cura delle cose che
appartengono al Signore, del come potrebbero piacere al
Signore; quindi egli predomina. Ma colui che è ammogliato,
ha cura delle cose del mondo, del come potrebbe piacere
alla moglie; perciò vi è una differenza, perché egli è
impedito. (1° Corinzi 7:26-33) Da notare che la presente
distretta è identificata come avere a che fare con il
lavoro missionario. Ciò da una luce interamente diversa
agli appunti di paolo. egli disse che era preferibile per
un missionario di essere scapolo. il missionario si può
concentrare di più sul suo lavoro e meglio magnificare la
sua chiamata. Questo consiglio era valido solo per il
breve periodo della sua missione. Coloro che avevano mogli
ed erano chiamati in missione, per quel periodo di tempo
dovevano stare come se fossero scapoli. 1° Corinzi 7 non è
un’accurata presentazione del concetto completo di Paolo
sul matrimonio. E’ creduto da molti studiosi che paolo
fosse sposato. Altre dichiarazioni nelle lettere di Paolo
indicano la sua prospettiva sul matrimonio:" Nondimeno né
l’uomo è senza la donna, né la donna senza l’uomo, nel
Signore." (1° Corinzi 11:11) "Sia il matrimonio tenuto in
onore da tutti e sia il talamo incontaminato." (Ebrei
13:4). Un soggetto addizionale che si riferisce alle donne
dovrebbe essere discusso qui. Paolo è citato in 1° Corinzi
14:34-35 che sta dicendo alle donne di stare in silenzio e
di non parlare in chiesa. Questo fraintendimento è
corretto in parte nella JST, indicando che non è il
parlare nella chiesa che era in questione, ma il governare
o guidare che è la responsabilità del sacerdozio.
FEDE, GRAZIA ED OPERE.
In un dibattito precedente, questo scrittore usava
compiacersi nel trovare dichiarazioni da un singolo autore
che erano diametralmente opposte. Queste dichiarazioni
potevano essere usate per vanificare un’argomento di
opposizione nell’avvenimento quando l’oppositore citava lo
stesso autore.
Molti gruppi religiosi hanno fatto una cosa simile con
Paolo e le sue dichiarazioni sulla fede, grazia ed opere.
Gli insegnamenti di Paolo, che noi siamo:" giustificati
liberamente per la sua grazia." (Romani 3:24) o "che
un’uomo è giustificato solo per fede senza le opere della
legge." (JST Romani 3:28) sono fraintese quando non sono
armonizzate con l’intero scritto di paolo. Le opere della
legge citate così frequentemente da Paolo non sono
riferite alle opere giuste, di cui Paolo sosteneva che noi
dovremmo essere forniti (vedi 2° Timoteo 3:16-17; Tito
1:15-16) ma alle opere della legge di Mosè, una serie di
esecuzioni che erano superate quando Cristo ebbe
proclamato il suo Vangelo e fatto la sua espiazione.
Questa era la legge minore e non poteva più guidare
all’esaltazione. In Romani 6:14, Paolo è citato come se
dicesse:" Il peccato non vi signoreggia più, poichè non
siete sotto la legge, ma sotto la grazia." Il messaggio
comunicato è che il peccato non ci dominerà solamente a
motivo della grazia. I 2 versi precedenti al versetto 14
sono una lista di peccati ai quali gli uomini non
dovrebbero prestarsi. Con quello in mente, la JST combina
opere e grazia nel dire:"Perché così facendo il peccato
non dominerà su di voi perché non siete sotto la legge, ma
sotto la grazia." (JST Romani 6:14). Probabilmente una più
completa dichiarazione su questo soggetto nelle epistole
si trova nella JST che lega insieme i 3 concetti
principali di fede, opere e grazia. "Quindi voi siete
giustificati per fede ed opere, tramite la grazia. onde la
promessa sia sicura per tutta la posterità" (JST Romani
4:16) Come la divinità, questi 3 principi, sebbene
separati, distinti e necessari, sono uno nello scopo. Noi
siamo giustificati solo per la nostra fede ed opere come
un risultato della grazia di Dio per aver dato il suo
Figliolo per noi. Fede, opere o grazia da sole non possono
salvare alcuno. Un punto addizionale su questo soggetto di
fede, opere si trova nell’epistola di Giacomo. La JST fa
molto per riarrangiare l’eloquente discussione di Giacomo
nel capitolo 2. Il soggetto li è la questione se uno può
essere salvato per fede senza manifestare le buone opere.
Una chiave in più dovrebbe essere citata:"Tu credi che vi
è un Dio; e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano;
tu hai reso te stesso come loro, non essendo giustificato"
(JST Giacomo 2:19). Non vi è nessun sostegno che la
dottrina della fede senza le opere porterà coloro che vi
credono alla vita eterna.
PECCATO E TENTAZIONE.
Alcune dichiarazione, ora esistenti nella KJV, danno la
falsa impressione riguardo insegnamenti di Paolo e di
altri sul peccato e la tentazione.Di seguito abbiamo
alcuni esempi di queste dichiarazioni e come la JST li
chiarifichi. In un senso, può essere corretto dire
che:"Colui che è morto è affrancato dal peccato" (Romani
6:7). Comunque, la nostra meta di vincere il peccato non è
di farlo tramite la morte ma di sconfiggere il peccato
durante la nostra vita. Allora "Colui che è morto al
peccato è liberato dal peccato" (JST Romani 6:7). Come uno
continua in Romani 6, Paolo sembra dire che dovremmo
essere grati a Dio che "noi eravamo schiavi del peccato"
(Romani 6:17). Sembrerebbe solo logico che noi non
dovremmo mai essere grati per il peccato ma piuttosto
grati a Dio che noi "Non siamo schiavi del peccato" (JST
Romani 6:17).
Da passaggi nella KJV ci è detto che noi saremmo
"soggetti alla vanità" (Romani 8:20) "beato l’uomo che
sostiene la prova (tentazione) (Giacomo 1:12) ed essere
felici quando noi "cadiamo nella tentazione) (Giacomo
1:2). Sebbene queste dichiarazioni possano compiacere
quelli che sono deboli, Paolo non giustificava la vanità,
ne ci incoraggerebbe alla tentazione per vedere quanto la
possiamo sopportare. Il profeta Joseph Smith saggiamente
corresse questi versetti per specificare un’importante
principio circa la tribolazione e come dovremmo rispondere
alla tentazione. Nella JST, ci è detto che saremmo
"soggetti alla tribolazione" (JST Romani 8:20) per
"resistere alla tentazione" (Giacomo JST 1:12) e di essere
gioiosi quando cadremmo in "molte afflizioni" (JST Giacomo
1:2). Le afflizioni, come Paolo ben sa, possono avere
un’influenza raffinante nelle nostre vite ed allora in
questo senso dovrebbero essere benvenute.
Pietro, nella sua prima epistola, scrisse di avere una
carità fervente è poi è citato come se dicesse:"L’amore
copre una moltitudine di peccati." (1° Pietro 4:8) E’
sicuro che il capo degli apostoli sapesse che solo tramite
il pentimento gli uomini possono ricevere il perdono dei
peccati. Nella JST, la frase è resa:"L’amore previene una
moltitudine di peccati" (JST 1° Pietro 4:8). La carità è
l’amore puro di Cristo ed uno che lo possiede:"E’
paziente, è benigno, non invidia, non si gonfia
d’orgoglio, non cerca il proprio interesse, non
s’inasprisce, non pensa il male, né si rallegra
dell’ingiustizia, ma gioisce della verità, soffre ogni
cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni
cosa….. Ma la carità è l’amore puro di Cristo e
sussisterà in eterno; e per chiunque ne avrà in sé
all’ultimo giorno, tutto andrà bene." (Moroni 7:45-47).
Parole più vere non furono mai dette; la carità previene
una moltitudine di peccati. In un’altro verso di Paolo che
sembra una contraddizione, la JST corregge il comandamento
"Adiratevi e non peccate" (Efesini 4:26) con una domanda
che fa pensare "Potete adiravi e non peccare?" (JST
Efesini 4:26). La KJV dell’intero verso potrebbe lasciare
uno con l’impressione che l’ira sia appropriata se non
dura più di un giorno. Un’esempio finale dove la dottrina
sul peccato è specificata si trova in 1° giovanni dove ci
è detto che "Colui che commette il peccato è dal diavolo."
e che "Chiunque è nato da Dio non può peccare." Nella JST,
il concetto è cambiato da commettere il peccato a
"continuare" nel peccato. Riguardo questo punto l’anziano
Bruce R. Mc: Conkie dichiarò: Tutti gli uomini peccano,
prima e dopo il battesimo, ma quei santi che si sforzano
di osservare i comandamenti, e si pentono continuamente e
ritornano al Signore, non continueranno a lungo in quel
corso di peccaminosa ribellione contro Dio e le sue leggi
che era nel loro destino prima che fossero battezzati per
la remissione dei peccati. I membri della chiesa che così
continuano nel peccato sono membri solo di nome; loro non
ricevono la compagnia dello Spirito Santo, solo tramite le
cui rivelazioni si può conoscere il Signore. (vedere JST
1° Giovanni 3:6-9)
IL SECONDO AVVENTO E LA FINE DEL MONDO.
Sebbene questo soggetto sia trattato in maggior
dettaglio in un’altra parte di questo libro, dovrebbe
ricevere un po’ d’attenzione qui a causa della sua
importanza nelle epistole. Una delle più controverse
discussioni che ha interessato il genere umano attraverso
le epoche è:"Quando verrà la fine del mondo?" Paolo e
Pietro sono stati rappresentati come se credessero che ciò
avvenisse durante la loro vita mortale. La JST rende
alcune interessanti chiarificazioni su questo soggetto.
Cristo non apparve alla "Fine del mondo" per soffrire per
i peccati (Ebrei 9:26) ma "nel meridiano dei tempi" (JST
Ebrei 9:26). Il messaggio in 1° corinzi non era per quelli
del tempo di paolo " Sui quali viene la fine del mondo"
(1° Corinzi 10:11) ma il messaggio era per quelli del
tempo di paolo ed anche "per coloro sui quali la fine del
mondo verrà" (JST 1° Corinzi 10:11) Pietro è riportato
come se dicesse:"La fine di tutte le cose è alla porta."
(1° Pietro 4:7). La JST cambia il tono di questa
dichiarazione:"Ma per voi, la fine di tutte le cose è alla
porta." (JST 1° Pietro 4:7). L’anziano Bruce R. Mc. Conkie
ha detto:"Come ogni fedele santo si avvicina al giorno
della sua dipartita verso il paradiso di Dio, è come se
egli fosse preparato per la seconda venuta del Signore, è
come se la fine del mondo venisse nel suo giorno." Nelle
lettere ai santi in Tessalonica, una delle maggiori
domande di cui Paolo tratta, era il tempo della seconda
venuta del Signore. La JST chiarifica che il messaggio di
Paolo in queste lettere in 4 o 5 modi. Il tempo presente
di 1° Tessalonicesi 4:15,17 è cambiato al tempo futuro,
cioè, "Noi che viviamo" a "Coloro che vivranno alla venuta
del Signore." (JST 1° Tessalonicesi 4:15). La falsa
informazione può essere venuta ai santi parlando
dell’imminenza della seconda venuta di Cristo. Nella JST,
i santi erano avvertiti da Paolo di non "essere ingannati
da lettere, a meno che non siano ricevute da noi" (JST 2°
Tessalonicesi 2:2). Paolo quindi parla degli avvenimenti
che devono precedere il ritorno di Cristo.. La JST, in un
linguaggio più forte della KJV, afferma che "Verrà
un’apostasia" (2° Tessalonicesi 2:3, vedere anche JST 2°
Tessalonicesi 2:9). Era Satana che stava operando fra i
Santi al tempo di Paolo e "Cristo sopporta la sua opera
fino a che si adempia il suo tempo" e sia legato (JST 2 °
Tessalonicesi 2:7). Nella seconda epistola di Pietro, la
JST da alcuni importanti concetti che ci aiutano a
comprendere le idee di Pietro sulla fine del mondo. Pietro
parla degli schernitori che verranno negli ultimi giorni
che non solo faranno questioni sul ritorno di Cristo ma
che anche "negheranno il Signore Gesù Cristo." (JST 2°
Pietro 3:4) Nel verso 8 di 2° pietro 3, ci è detto che un
giorno del Signore è come 1.000 anni per un uomo. La cosa
rimarchevole che la JST aggiunge è il fine per la nostra
conoscenza di questo fatto circa la cornice di tempo del
Signore. Si legge:"Ma riguardo la venuta del Signore,
beneamati, non vorrei che foste ignoranti di questa unica
cosa, che un giorno è per il Signore 1.000 anni, e 1.000
anni sono come un giorno. Il Signore non sta mancando
riguardo la sua promessa e venuta." (JST 2° Pietro 3:8-9)
Pietro spingeva i suoi lettori a non essere oltremodo
ansiosi circa il tempo del ritorno del Signore, perché ciò
che è vicino per Dio può essere un lungo periodo nella
nostra maniera di considerare il tempo. Joseph rese
ulteriori chiarificazioni nel racconto di Pietro. I cieli
non passeranno (2° Pietro 3:10) ma saranno "scossi". E’
non è la stesa terra che sarà bruciata ma "Le opere
corruttibili che contiene." (JST 2° Pietro 3:10). Invece
di stare proprio a guardare per il ritorno del Signore noi
dovremmo stare guardare per prepararci per il giorno della
venuta del Signore (JST 2° Pietro 3:12). Infine, la JST
aggiunge la promessa del Signore di preservare i giusti se
loro perseverano fino alla fine (vedere JST 2° Pietro
3:13).
CRISTO SUO CARATTERE E MISSIONE.
I contributi considerati in questa parte aiutano a
definire il carattere e la missione del Salvatore.I
principi che Cristo insegnò e la loro importanza nel
guidarci alla perfezione si trovano in questione in Ebrei
6:1. Il profeta Joseph Smith disse il seguente riguardo
questo verso:
I primi principi del Vangelo, come io credo, sono, la
fede, il pentimento, il battesimo per la remissione dei
peccati, con la promessa dello Spirito Santo. Guardiamo ad
Ebrei 6:1… "Perciò, lasciando l’insegnamento elementare
intorno a Cristo, tendiamo a quello perfetto, e non stiamo
a porre di nuovo il fondamento del ravvedimento dalle
opere morte e della fede in Dio." Se un’uomo lascia i
principi della dottrina del Cristo, come può essere
salvato nei principi? Questa è una contraddizione. Io non
vi credo. Renderò questo passo come dovrebbe essere. "
Quindi non lasciando i principi delle dottrine del Cristo,
tendiamo alla perfezione, non lasciando ancora il
fondamento del pentimento dalle opere morte e della fede
verso Dio." (JST Ebrei 6:1)
Nel tendere alla perfezione, Paolo insegnò, come
discusso precedentemente, che lui trovò la capacità di
"fare il bene solo in Cristo." (JST Romani 7:19). In Ebrei
7, Paolo parlò di come un Sommo sacerdote in Israele
offrisse i sacrifici prima per i propri peccati e poi per
i peccati del popolo (vedere Ebrei 7:27) Cristo era un
tale Sommo sacerdote che non ebbe bisogno di seguire
questa procedura perché, come aggiunge la JST "Non conobbe
il peccato, ma per i peccati del popolo." (JST Ebrei 7:26)
Questo cambio è certamente in armonia con altri passaggi
scritturali, perciò Cristo "Fu tentato in tutti i punti
come lo siamo noi, ma non peccò." (Ebrei 4:15 vedere anche
1° Pietro 2:22) La relazione particolare fra Cristo e suo
Padre è un soggetto che richiede uno studio accurato. La
JST delle epistole del Nuovo Testamento contiene scritture
addizionali che chiarificano che Cristo che è il Salvatore
(Vedere JST 1° Timoteo 1:1) e che venne sulla terra ed
ascese al cielo "per glorificare Colui che regna su tutte
le creazioni" (JST Efesini 4:10) I riferimenti del profeta
in questi ed in altri versetti aiutano a stabilire la
giusta comprensione del ruolo e della relazione fra il
Padre e suo Figlio Gesù Cristo.
MELCHISEDEK
Nelle epistole del nuovo testamento della JST, 2
aggiunte sono fatte che hanno specifico riferimento al
grande Sommo sacerdote del vecchio Testamento,
Melchisedek. In Ebrei 5:7-10, il messaggio presentato
ovviamente si riferisce a Cristo ed al suo ministero
mortale. Nel manoscritto della JST si trova una nota a piè
di pagina che si riferisce ai versetti 7 e 8. Essa
dice:"Il 7° e l’8° verso alludono a Melchisedek e non a
Cristo." Riguardo queste note a piè di pagina l’anziano
Bruce R. Mc. Conkie ha scritto:
"Stando da parte, e perciò è solo una parte del quadro,
la nota a pie di pagina da un’impressione erronea. Il
fatto è che i versi 7 e 8 si applicano sia a Melchisedek
che a Cristo, perché Melchisedek era un prototipo di
Cristo e che il ministero simboleggiato del profeta
presagiva quello del nostro Signore, nello stesso senso di
come aveva fatto il ministero di Mosè. (Deuteronomio
18:15-19; Atti 3:22-23; 3° Nefi 30:23; Joseph Smith
History 1:40) Allora, sebbene le parole di questi versi, e
particolarmente quelli nel verso 7, avessero originaria
applicazione per Melchisedek, loro si applicano in eguale
e forse più grande forza alla vita ed al ministero di
Colui che attraverso il quale le promesse fatte a
Melchisedek furono adempiute.
Joseph Smith sapeva che Melchisedek era un simbolo di
Cristo (vedere Ebrei 7:3) e che Cristo imparò l’ubbidienza
dalle cose che soffrì. Data la natura di questo capitolo
ed altri passaggi correlati, sembra possibile che questa
nota a piè di pagina possa essere stata maldestramente
registrata, e che il significato fosse inteso di essere
che i versetti potevano alludere sia a Melchisedek che a
Cristo." La prossima aggiunta riguardante Melchisedek si
trova in Ebrei 7:3. Nella KJV questo verso, nel contesto
con i versetti 1 e 2, presenta un mistero di Melchisedek
"essendo senza padre, né madre, senza discendenti, senza
fine di giorni o inizio di anni." (Ebrei 7:3) La JST rende
questo passaggio rimarchevolmente chiaro ed aggiunge
importante comprensione:"Perché questo Melchisedek fu
ordinato un Sacerdote secondo l’ordine del Figlio di Dio,
il quale ordine è senza padre, né madre, senza
discendenti, senza principio di giorni o fine di anni. E
tutti coloro che sono ordinati a questo sacerdozio sono
resi come il Figlio di Dio, rimanendo sacerdoti in
perpetuo." (JST Ebrei 7:3). Non era Melchisedek allora,
che era senza padre o madre, o inizio di giorni o fine di
anni, ma il Sacerdozio di Melchisedek che era
precedentemente chiamato "IL Santo Sacerdozio secondo
l’Ordine del Figlio di Dio." (D&A 107:3). Robert J.
Matthews ha commentato:"Potrebbe essere strano pensare che
si parlerebbe del sacerdozio come di un essere senza padre
o madre, poichè il sacerdozio non è una cosa organica o
biologica, ma il contrasto che era in atto era con il
Sacerdozio Levitico , che veniva tramite il lignaggio o
discendenza. Per cui, il punto è che il Sacerdozio di
Melchisedek non era limitato ad una certa famiglia in
Israele come quello levitico. Inoltre, non era solo
Melchisedek che era reso come il Figlio di Dio, ma anche
tutti coloro che ricevono il Sacerdozio di Melchisedek
(vedere JST Ebrei 7:3). Come uno onora il suo sacerdozio e
magnifica le chiamate che riceve, costui sarà preparato
per ricevere l’esaltazione.
PUO’ L’UOMO VEDERE DIO ?
Nella KJV, ci sono dichiarazioni che possono e sono
state usate per sostenere gli entrambi lati del problema
se un’uomo possa o no vedere Dio. Nelle epistole del nuovo
testamento, vi sono 3 passaggi che la JST corregge per
dare una vista più accurata a questa domanda. Vi sono
molti nel mondo oggi che dicono:"Nessun uomo ha mai visto
Iddio in qualsiasi tempo." (1° Giovanni 4:12). Ci è detto
nella JST che nessuno ha mai visto Dio:"Eccetto colui che
crede." (JST 1° Giovanni 4:12) ed in Timoteo le qualifiche
per vedere Dio includono coloro che possiedono "La luce e
la speranza dell’immortalità dimorante in loro." (JST 1°
Timoteo 6:16) In un contesto simile, ci è detto che:"Le
cose di Dio non le conosce l’uomo, eccetto colui che ha lo
spirito di Dio." (JST 1° Corinzi 2:11). Queste
chiarificazioni aiutano ad armonizzare le dichiarazioni
che nessun uomo può ed ha mai visto Dio (vedere 3°
Giovanni 1:11 e Giovanni 6:46). Mosè e 70 anziani
d’Israele videro Dio (Esodo 24:9-10) Isaia (Isaia 6:1)
Giovanni (Rivelazione 4:2) Stefano (Atti 7:55-56) Abramo
(Genesi 18:1) e molti altri hanno riportato di aver visto
Dio. Queste spiegazioni ed ALTRE TROVATE NELLA JST non
solo eliminano le contraddizioni, sulla possibilità per
l’uomo di vedere Dio, ma provvedono intuizioni essenziali
per aiutare a comprendere come uno può meritare e
sopportare la presenza di Dio.

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