Analisi critica dei concili cattolici
se qualcuno vuol controllare puo’ andare
e verificare proprio da un sito cattolico quanto e’ riferito
qui sotto http://www.totustuus.biz/users/concili/
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Primo Concilio di Nicea
Dal 19 giugno al 25 luglio (?) 325.
Papa Silvestro I (314-335).
Convocato dall’imperatore Costantino.
Dal 19 giugno al 25 luglio (?) 325.
Papa Silvestro I (314-335).
Convocato dall’imperatore Costantino.
VI. Della precedenza di alcune sedi, dell’impossibilità di
essere ordinato vescovo senza il consenso del metropolita.
essere ordinato vescovo senza il consenso del metropolita.
In Egitto, nella Libia e nella Pentapoli siano mantenute
le antiche consuetudini per cui il vescovo di Alessandria
abbia autorità su tutte queste province; anche
al vescovo di Roma infatti è riconosciuta una
simile autorità. Ugualmente ad Antiochia e nelle
altre province siano conservati alle chiese gli antichi
privilegi. Inoltre sia chiaro che, se qualcuno è fatto
vescovo senza il consenso del metropolita, questo grande
sinodo stabilisce che costui non debba esser vescovo.
Qualora poi due o tre, per questioni loro personali,
dissentano dal voto ben meditato e conforme alle norme
ecclesiastiche degli altri, prevalga l’opinione della
maggioranza.
le antiche consuetudini per cui il vescovo di Alessandria
abbia autorità su tutte queste province; anche
al vescovo di Roma infatti è riconosciuta una
simile autorità. Ugualmente ad Antiochia e nelle
altre province siano conservati alle chiese gli antichi
privilegi. Inoltre sia chiaro che, se qualcuno è fatto
vescovo senza il consenso del metropolita, questo grande
sinodo stabilisce che costui non debba esser vescovo.
Qualora poi due o tre, per questioni loro personali,
dissentano dal voto ben meditato e conforme alle norme
ecclesiastiche degli altri, prevalga l’opinione della
maggioranza.
VII. Del vescovo di Gerusalemme.
Poiché è invalsa la consuetudine e l’antica
tradizione che il vescovo di Gerusalemme riceva particolare
onore, abbia quanto questo onore comporta, salva sempre
la dignità propria della metropoli.
Se analizziamo bene questo passo non solo e’ evidente
che a questo punto e’ il Vescovo di Gerusalemme
che riceveva “Particolare onore”. Il vescovo
di Alessandria aveva la preminenza, da questo concilio,
su diverse nazioni e questa frase “anche al vescovo
di Roma infatti è riconosciuta una simile autorità.
Ugualmente ad Antiochia e nelle altre province siano
conservati alle chiese gli antichi privilege” dimostra
che fu a questo punto che “Anche” la chiesa
di Roma assurgeva a questa autorita’.
Proprio questa frase e quest contesto ci danno la chiara
organizzazione ecclesiastica del tempo: al vescovo di
Gerusalemme un “onore Particolare” ai vescovi
delle grandi metropolis autorita’ sulle loro provincie,
ma non in sottomissione a nessuna altra autorita’,
cioe’ Alessandra, Antiochia, Roma, Gerusalemme
e le altre avevano l’autorita’ per dirimere
le loro questioni nelle lore aree di influenza senza
dover chiedere l’assenso delle altre. Questo e’ provato
proprio dal famoso scisma del 1054 in cui due di questi
vescovi si scomunicarono l’un l’altro. Il
problema era solo politico in quanto uno era sostenuto
dall’imperatore d’oriente e l’altro
di occidente, infatti veniva chiamato lo scisma d’oriente
o d’occidente a seconda dei casi.
Fino al 787 tutti I concili furono convocati da imperatori
e l’ultimo di questi da una imperatrice a riprova
di chi era a capo veramente della chiesa Cattolica
Primo Concilio di Costantinopoli
Dal I maggio al luglio 381.
Papa: Damaso I (366-384).
Convocato dall’imperatore Teodosio I.
Simbolo Niceno-Costantinopolitano. Divinità dello
Spirito Santo. 4 canoni.
tradizione che il vescovo di Gerusalemme riceva particolare
onore, abbia quanto questo onore comporta, salva sempre
la dignità propria della metropoli.
Se analizziamo bene questo passo non solo e’ evidente
che a questo punto e’ il Vescovo di Gerusalemme
che riceveva “Particolare onore”. Il vescovo
di Alessandria aveva la preminenza, da questo concilio,
su diverse nazioni e questa frase “anche al vescovo
di Roma infatti è riconosciuta una simile autorità.
Ugualmente ad Antiochia e nelle altre province siano
conservati alle chiese gli antichi privilege” dimostra
che fu a questo punto che “Anche” la chiesa
di Roma assurgeva a questa autorita’.
Proprio questa frase e quest contesto ci danno la chiara
organizzazione ecclesiastica del tempo: al vescovo di
Gerusalemme un “onore Particolare” ai vescovi
delle grandi metropolis autorita’ sulle loro provincie,
ma non in sottomissione a nessuna altra autorita’,
cioe’ Alessandra, Antiochia, Roma, Gerusalemme
e le altre avevano l’autorita’ per dirimere
le loro questioni nelle lore aree di influenza senza
dover chiedere l’assenso delle altre. Questo e’ provato
proprio dal famoso scisma del 1054 in cui due di questi
vescovi si scomunicarono l’un l’altro. Il
problema era solo politico in quanto uno era sostenuto
dall’imperatore d’oriente e l’altro
di occidente, infatti veniva chiamato lo scisma d’oriente
o d’occidente a seconda dei casi.
Fino al 787 tutti I concili furono convocati da imperatori
e l’ultimo di questi da una imperatrice a riprova
di chi era a capo veramente della chiesa Cattolica
Primo Concilio di Costantinopoli
Dal I maggio al luglio 381.
Papa: Damaso I (366-384).
Convocato dall’imperatore Teodosio I.
Simbolo Niceno-Costantinopolitano. Divinità dello
Spirito Santo. 4 canoni.
IL SIMBOLO DEI CENTOCINQUANTA PADRI
Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore
del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e
di quelle invisibili: e in un solo signore Gesù Cristo,
figlio unigenito di Dio, generato dal Padre prima di
tutti i secoli, luce da luce, Dio vero da Dio vero; generato,
non creato, della stessa sostanza del Padre, per mezzo
del quale sono state fatte tutte le cose. Per noi uomini
e per la nostra salvezza egli discese dal cielo, prese
carne dallo Spirito Santo e da Maria vergine, e divenne
uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, fu sepolto
e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture,
salì al cielo, si sedette alla destra del Padre:
verrà nuovamente nella gloria per giudicare i
vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.
Crediamo anche nello Spirito Santo, che è signore
e dà vita, che procede dal Padre; che col Padre
e col Figlio deve essere adorato e glorificato, ed ha
parlato per mezzo dei Profeti. Crediamo la Chiesa una,
santa, cattolica e apostolica. Crediamo un solo battesimo
per la remissione dei peccati e aspettiamo la resurrezione
dei morti, e la vita del secolo futuro. Amen.
del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e
di quelle invisibili: e in un solo signore Gesù Cristo,
figlio unigenito di Dio, generato dal Padre prima di
tutti i secoli, luce da luce, Dio vero da Dio vero; generato,
non creato, della stessa sostanza del Padre, per mezzo
del quale sono state fatte tutte le cose. Per noi uomini
e per la nostra salvezza egli discese dal cielo, prese
carne dallo Spirito Santo e da Maria vergine, e divenne
uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, fu sepolto
e risuscitò il terzo giorno secondo le Scritture,
salì al cielo, si sedette alla destra del Padre:
verrà nuovamente nella gloria per giudicare i
vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.
Crediamo anche nello Spirito Santo, che è signore
e dà vita, che procede dal Padre; che col Padre
e col Figlio deve essere adorato e glorificato, ed ha
parlato per mezzo dei Profeti. Crediamo la Chiesa una,
santa, cattolica e apostolica. Crediamo un solo battesimo
per la remissione dei peccati e aspettiamo la resurrezione
dei morti, e la vita del secolo futuro. Amen.
LETTERA DEI VESCOVI RADUNATI A COSTANTINOPOLI A PAPA
DAMASO E AI VESCOVI OCCIDENTALI (382)
DAMASO E AI VESCOVI OCCIDENTALI (382)
Ai signori illustrissimi e reverendissirni fratelli
e colleghi Damaso, Ambrogio, Brittone, Valeriano, Acolio,
Anemio, Basilio, e agli altri santi vescovi raccolti
nella grande Roma, il santo sinodo dei vescovi che professano
la vera fede, riuniti nella grande Costantinopoli, salute
nel Signore.
e colleghi Damaso, Ambrogio, Brittone, Valeriano, Acolio,
Anemio, Basilio, e agli altri santi vescovi raccolti
nella grande Roma, il santo sinodo dei vescovi che professano
la vera fede, riuniti nella grande Costantinopoli, salute
nel Signore.
E’ forse superfluo informare la Reverenza vostra,
quasi che possa esserne all’oscuro, e narrare le innumerevoli
sofferenze inflitteci dalla prepotenza ariana. Non crediamo,
infatti, che la santità vostra giudichi così poco
importante quanto ci riguarda, da esserne ancora all’oscuro,
metterebbe anzi conto che se ne piangesse insieme. D’altra
parte, le tempeste che si sono abbattute su di noi sono
state tali, che non hanno certo potuto rimanervi nascoste;
il tempo delle persecuzioni è recente, ne è ancora
vivo il ricordo non solo in coloro che hanno sofferto,
ma anche in chi per l’amore che li legava ad essi ha
fatto proprie le loro sofferenze. Infatti solo ieri,
per così dire, e l’altro ieri, alcuni sciolti
dai vincoli dell’esilio, sono tornati alle loro chiese
in mezzo a mille tribolazioni; di altri, morti in esilio,
sono tornati solo i resti: alcuni, anche dopo il ritorno
dall’esilio, fatti segno all’odio acre degli eretici,
dovettero sopportare più amarezze nella propria
terra che in terra straniera, raggiunti, come il beato
Stefano, dalle loro pietre (1); altri lacerati da vari
supplizi, portano ancora le stigmate di Cristo (2) e
le ferite nel proprio corpo. Le perdite di ricchezze,
le multe delle città, le confische dei beni dei
singoli, gli intrighi, le prepotenze, le carceri, chi
potrebbe contarle? Davvero che tutte le tribolazioni
si sono moltiplicate contro di noi oltre ogni dire, forse
perché scontassimo la pena dei nostri peccati,
o forse perché Dio, clemente, voleva provarci
con tante sofferenze.
quasi che possa esserne all’oscuro, e narrare le innumerevoli
sofferenze inflitteci dalla prepotenza ariana. Non crediamo,
infatti, che la santità vostra giudichi così poco
importante quanto ci riguarda, da esserne ancora all’oscuro,
metterebbe anzi conto che se ne piangesse insieme. D’altra
parte, le tempeste che si sono abbattute su di noi sono
state tali, che non hanno certo potuto rimanervi nascoste;
il tempo delle persecuzioni è recente, ne è ancora
vivo il ricordo non solo in coloro che hanno sofferto,
ma anche in chi per l’amore che li legava ad essi ha
fatto proprie le loro sofferenze. Infatti solo ieri,
per così dire, e l’altro ieri, alcuni sciolti
dai vincoli dell’esilio, sono tornati alle loro chiese
in mezzo a mille tribolazioni; di altri, morti in esilio,
sono tornati solo i resti: alcuni, anche dopo il ritorno
dall’esilio, fatti segno all’odio acre degli eretici,
dovettero sopportare più amarezze nella propria
terra che in terra straniera, raggiunti, come il beato
Stefano, dalle loro pietre (1); altri lacerati da vari
supplizi, portano ancora le stigmate di Cristo (2) e
le ferite nel proprio corpo. Le perdite di ricchezze,
le multe delle città, le confische dei beni dei
singoli, gli intrighi, le prepotenze, le carceri, chi
potrebbe contarle? Davvero che tutte le tribolazioni
si sono moltiplicate contro di noi oltre ogni dire, forse
perché scontassimo la pena dei nostri peccati,
o forse perché Dio, clemente, voleva provarci
con tante sofferenze.
Di ciò siano rese grazie a Dio, il quale volle
istruire i suoi servi attraverso prove così grandi
(3), e secondo la sua grande misericordia ci ha condotto
nuovamente al refrigerio (4). Certo sarebbe stato necessario
per noi una lunga pace, e molto tempo, e molto lavoro
per il miglioramento delle chiese, perché, cioè,
finalmente potessimo ricondurre all’originario splendore
della pietà il corpo della chiesa, oppresso come
da lunga malattia, ricreandolo a poco a poco con ogni
sorta di cure. In questo modo riteniamo di esserci liberati
dalla violenza delle persecuzioni, e di aver ripristinato
le chiese così a lungo dominate dagli eretici;
dei lupi, tuttavia, ci danno molta molestia: scacciati
dai loro recinti, rapiscono le pecore negli stessi pascoli
boscosi, e tentano di tenere riunioni, e di suscitare
sommosse popolari, senza nulla risparmiare pur di arrecare
danno alle chiese. Come dicevamo, sarebbe stato necessario
che potessimo occuparci di questi problemi per un tempo
più lungo.
istruire i suoi servi attraverso prove così grandi
(3), e secondo la sua grande misericordia ci ha condotto
nuovamente al refrigerio (4). Certo sarebbe stato necessario
per noi una lunga pace, e molto tempo, e molto lavoro
per il miglioramento delle chiese, perché, cioè,
finalmente potessimo ricondurre all’originario splendore
della pietà il corpo della chiesa, oppresso come
da lunga malattia, ricreandolo a poco a poco con ogni
sorta di cure. In questo modo riteniamo di esserci liberati
dalla violenza delle persecuzioni, e di aver ripristinato
le chiese così a lungo dominate dagli eretici;
dei lupi, tuttavia, ci danno molta molestia: scacciati
dai loro recinti, rapiscono le pecore negli stessi pascoli
boscosi, e tentano di tenere riunioni, e di suscitare
sommosse popolari, senza nulla risparmiare pur di arrecare
danno alle chiese. Come dicevamo, sarebbe stato necessario
che potessimo occuparci di questi problemi per un tempo
più lungo.
In ogni modo, poiché, mostrando la vostra fraterna
carità verso di noi, con lettere dell’imperatore,
da Dio amato, avete invitato anche noi come veri membri
al sinodo che per volontà di Dio avete convocato
a Roma perché, essendo stati noi sottoposti allora
da soli alle tribolazioni, ora in questa pia concordia
degli Imperatori voi non regnaste senza di noi, ma anche
noi, secondo la parola dell’apostolo, potessimo regnare
insieme con voi (5), sarebbe stato nostro desiderio,
se possibile, lasciare tutti insieme le nostre chiese,
e venire incontro ai vostri desideri e alla (comune)
utilità. Chi ci darà, infatti, le ali come
quelle di una colomba per volare e posarci presso di
voi (6)? Ma poiché questo avrebbe spogliato le
nostre chiese, appena cominciato il rinnovamento, e la
cosa sarebbe stata per moltissimi impossibile, ci eravamo
radunati insieme a Costantinopoli, secondo l’invito delle
lettere, mandate l’anno scorso dalla vostra carità,
dopo il sinodo di Aquileia, all’imperatore Teodosio,
caro a Dio. Eravamo preparati per questo solo viaggio
fino a Costantinopoli, ed avevamo il consenso dei vescovi
rimasti nelle diocesi solo per questo sinodo. Di un più lungo
viaggio né prevedevamo la necessità, né avevamo
avuto alcun indizio prima di venire a Costantinopoli.
Inoltre l’imminenza della data fissata non lascia il
tempo di prepararsi per una assenza più lunga,
né di avvertire i vescovi della nostra stessa
comunione rimasti nelle diocesi, e di chiedere il loro
benestare. Poiché, dunque, questi ed altri simili
motivi impedivano la partenza della maggior parte di
noi, abbiamo preso l’unico partito che restava per il
miglioramento delle cose e per corrispondere alla carità che
ci avete dimostrato: e abbiamo pregato istantemente i
venerabilissimi e onorabilissimi fratelli e colleghi
nostri, i vescovi Ciriaco, Eusebio e Prisciano di affrontare
la fatica di venir fino a voi; e così, per mezzo
loro, vi abbiamo fatto conoscere i nostri propositi di
pace e di unità, e vi abbiamo manifestato il nostro
zelo per la retta fede. Noi, infatti, abbiamo sopportato
da parte degli eretici le persecuzioni, le tribolazioni,
le minacce degli imperatori, le crudeltà dei magistrati
e ogni altra prova, per la fede evangelica confermata
dai trecentodiciotto Padri di Nicea di Bitinia. Questa
fede, infatti, dev’essere approvata da voi, da noi e
da quanti non distorcono il senso della vera fede essendo
essa antichissima e conforme al battesimo; essa ci insegna
a credere nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, cioè in una sola divinità, potenza,
sostanza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
in una uguale dignità, e in un potere coeterno,
in tre perfettissime ipostasi, cioè in tre perfette
persone, ossia tali, che non abbia luogo in esse né la
follia di Sabellio con la confusione delle persone, con
la soppressione delle proprietà personali, né prevalga
la bestemmia degli Eunomiani, degli Ariani, dei Pneumatomachi,
per cui, divisa la sostanza, o la natura, o la divinità,
si aggiunga all’increata, consostanziale e coeterna Trinità una
natura posteriore, creata, o di diversa sostanza. Riteniamo
anche, intatta, la dottrina dell’incarnazione del Signore;
non accettiamo, cioè l’assunzione di una carne
senz’anima, senza intelligenza, imperfetta, ben sapendo
che il verbo di Dio, perfetto prima dei secoli, è divenuto
perfetto uomo negli ultimi tempi per la nostra salvezza.
carità verso di noi, con lettere dell’imperatore,
da Dio amato, avete invitato anche noi come veri membri
al sinodo che per volontà di Dio avete convocato
a Roma perché, essendo stati noi sottoposti allora
da soli alle tribolazioni, ora in questa pia concordia
degli Imperatori voi non regnaste senza di noi, ma anche
noi, secondo la parola dell’apostolo, potessimo regnare
insieme con voi (5), sarebbe stato nostro desiderio,
se possibile, lasciare tutti insieme le nostre chiese,
e venire incontro ai vostri desideri e alla (comune)
utilità. Chi ci darà, infatti, le ali come
quelle di una colomba per volare e posarci presso di
voi (6)? Ma poiché questo avrebbe spogliato le
nostre chiese, appena cominciato il rinnovamento, e la
cosa sarebbe stata per moltissimi impossibile, ci eravamo
radunati insieme a Costantinopoli, secondo l’invito delle
lettere, mandate l’anno scorso dalla vostra carità,
dopo il sinodo di Aquileia, all’imperatore Teodosio,
caro a Dio. Eravamo preparati per questo solo viaggio
fino a Costantinopoli, ed avevamo il consenso dei vescovi
rimasti nelle diocesi solo per questo sinodo. Di un più lungo
viaggio né prevedevamo la necessità, né avevamo
avuto alcun indizio prima di venire a Costantinopoli.
Inoltre l’imminenza della data fissata non lascia il
tempo di prepararsi per una assenza più lunga,
né di avvertire i vescovi della nostra stessa
comunione rimasti nelle diocesi, e di chiedere il loro
benestare. Poiché, dunque, questi ed altri simili
motivi impedivano la partenza della maggior parte di
noi, abbiamo preso l’unico partito che restava per il
miglioramento delle cose e per corrispondere alla carità che
ci avete dimostrato: e abbiamo pregato istantemente i
venerabilissimi e onorabilissimi fratelli e colleghi
nostri, i vescovi Ciriaco, Eusebio e Prisciano di affrontare
la fatica di venir fino a voi; e così, per mezzo
loro, vi abbiamo fatto conoscere i nostri propositi di
pace e di unità, e vi abbiamo manifestato il nostro
zelo per la retta fede. Noi, infatti, abbiamo sopportato
da parte degli eretici le persecuzioni, le tribolazioni,
le minacce degli imperatori, le crudeltà dei magistrati
e ogni altra prova, per la fede evangelica confermata
dai trecentodiciotto Padri di Nicea di Bitinia. Questa
fede, infatti, dev’essere approvata da voi, da noi e
da quanti non distorcono il senso della vera fede essendo
essa antichissima e conforme al battesimo; essa ci insegna
a credere nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo, cioè in una sola divinità, potenza,
sostanza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
in una uguale dignità, e in un potere coeterno,
in tre perfettissime ipostasi, cioè in tre perfette
persone, ossia tali, che non abbia luogo in esse né la
follia di Sabellio con la confusione delle persone, con
la soppressione delle proprietà personali, né prevalga
la bestemmia degli Eunomiani, degli Ariani, dei Pneumatomachi,
per cui, divisa la sostanza, o la natura, o la divinità,
si aggiunga all’increata, consostanziale e coeterna Trinità una
natura posteriore, creata, o di diversa sostanza. Riteniamo
anche, intatta, la dottrina dell’incarnazione del Signore;
non accettiamo, cioè l’assunzione di una carne
senz’anima, senza intelligenza, imperfetta, ben sapendo
che il verbo di Dio, perfetto prima dei secoli, è divenuto
perfetto uomo negli ultimi tempi per la nostra salvezza.
Queste sono, in sintesi, le principali verità della
fede, che senza ambagi predichiamo. Esse vi procureranno
anche una maggior soddisfazione, se vi degnerete di leggere
il tomo composto dal sinodo di Antiochia, e quello pubblicato
dal concilio ecumenico, a Costantinopoli, lo scorso anno.
In essi abbiamo esposto la nostra fede assai ampiamente,
ed abbiamo sottoscritto i nostri anatemi contro le recenti
novità delle eresie.
fede, che senza ambagi predichiamo. Esse vi procureranno
anche una maggior soddisfazione, se vi degnerete di leggere
il tomo composto dal sinodo di Antiochia, e quello pubblicato
dal concilio ecumenico, a Costantinopoli, lo scorso anno.
In essi abbiamo esposto la nostra fede assai ampiamente,
ed abbiamo sottoscritto i nostri anatemi contro le recenti
novità delle eresie.
Quanto all’amministrazione delle singole chiese ha forza
di legge l’antica norma, come sapete, e la disposizione
dei santi padri di Nicea: che, cioè, in ciascuna
provincia, e, se essi vorranno anche i vescovi confinanti
con loro, si facciano le ordinazioni come richiede l’utilità delle
chiese. Sappiate che, conforme a queste disposizioni,
vengono amministrate le nostre chiese, e sono stati nominati
i sacerdoti delle chiese più insigni. Della chiesa
novella, per cosi dire, di Costantinopoli, che da poco,
per misericordia di Dio, abbiamo strappato alle bestemmie
degli eretici, come dalla bocca di un leone (7), abbiamo
ordinato vescovo il reverendissimo e amabilissimo in
Dio Nettario. Ciò è stato fatto al cospetto
del concilio universale, col consenso di tutti, sotto
gli occhi dell’imperatore Teodosio, carissimo a Dio,
di tutto il clero, e con l’approvazione di tutta la città.
Dell’antica e veramente apostolica chiesa di Antiochia
di Siria, nella quale per prima fu usato il venerando
nome di cristiani, i vescovi della provincia e della
diocesi dell’oriente, radunatisi, consacrarono vescovo,
canonicamente, il reverendissimo e da Dio amatissimo
Flaviano, con l’approvazione di tutta la chiesa, che,
unanime onorava quest’uomo. L’ordinazione è stata
riconosciuta conforme alla legge ecclesiastica anche
dalle autorità del concilio. Vi informiamo, inoltre,
che il reverendissimo e carissimo a Dio Cirillo è vescovo
della madre di tutte le chiese, la chiesa di Gerusalemme.
Da questo documento sono evidenti molte cose, la prima
che era l’imperatore che chimava I concili, che
a questo concilio non era nemmeno intervenuto colui che
sarebbe dovuto essere il papa del momento che invece
viene definito
Ai signori illustrissimi e reverendissirni fratelli e
colleghi Damaso,
Fratello e college.
Quello che e’ scritto prima e’ l’intestazione
del sito cattolico di adesso, invece il testo originale
ci inform ache Damaso non solo non partecipo’ al
concilio e quindi non ebbe voce in capitolo ma viene
informato tramite lettera e viene considerato solo un
collega.
E che Cirillo e’ vescovo della madre di tutte le
chiese cioe’ Gerusalemme.
di legge l’antica norma, come sapete, e la disposizione
dei santi padri di Nicea: che, cioè, in ciascuna
provincia, e, se essi vorranno anche i vescovi confinanti
con loro, si facciano le ordinazioni come richiede l’utilità delle
chiese. Sappiate che, conforme a queste disposizioni,
vengono amministrate le nostre chiese, e sono stati nominati
i sacerdoti delle chiese più insigni. Della chiesa
novella, per cosi dire, di Costantinopoli, che da poco,
per misericordia di Dio, abbiamo strappato alle bestemmie
degli eretici, come dalla bocca di un leone (7), abbiamo
ordinato vescovo il reverendissimo e amabilissimo in
Dio Nettario. Ciò è stato fatto al cospetto
del concilio universale, col consenso di tutti, sotto
gli occhi dell’imperatore Teodosio, carissimo a Dio,
di tutto il clero, e con l’approvazione di tutta la città.
Dell’antica e veramente apostolica chiesa di Antiochia
di Siria, nella quale per prima fu usato il venerando
nome di cristiani, i vescovi della provincia e della
diocesi dell’oriente, radunatisi, consacrarono vescovo,
canonicamente, il reverendissimo e da Dio amatissimo
Flaviano, con l’approvazione di tutta la chiesa, che,
unanime onorava quest’uomo. L’ordinazione è stata
riconosciuta conforme alla legge ecclesiastica anche
dalle autorità del concilio. Vi informiamo, inoltre,
che il reverendissimo e carissimo a Dio Cirillo è vescovo
della madre di tutte le chiese, la chiesa di Gerusalemme.
Da questo documento sono evidenti molte cose, la prima
che era l’imperatore che chimava I concili, che
a questo concilio non era nemmeno intervenuto colui che
sarebbe dovuto essere il papa del momento che invece
viene definito
Ai signori illustrissimi e reverendissirni fratelli e
colleghi Damaso,
Fratello e college.
Quello che e’ scritto prima e’ l’intestazione
del sito cattolico di adesso, invece il testo originale
ci inform ache Damaso non solo non partecipo’ al
concilio e quindi non ebbe voce in capitolo ma viene
informato tramite lettera e viene considerato solo un
collega.
E che Cirillo e’ vescovo della madre di tutte le
chiese cioe’ Gerusalemme.
Poi c’e’ questo CANONI
I. Che le decisioni di Nicea restino immutate; della
scomunica degli eretici.
scomunica degli eretici.
La professione di fede dei trecentodiciotto santi Padri,
raccolti a Nicea di Bitinia non deve essere abrogata,
ma deve rimanere salda; si deve anatematizzare ogni eresia,
specialmente quella degli Eunomiani o Anomei, degli Ariani
o Eudossiani, dei Serniariani e Pneumatomachi, dei Sabelliani,
dei Marcelliani, dei Fotiniani e degli Apollinaristi.
raccolti a Nicea di Bitinia non deve essere abrogata,
ma deve rimanere salda; si deve anatematizzare ogni eresia,
specialmente quella degli Eunomiani o Anomei, degli Ariani
o Eudossiani, dei Serniariani e Pneumatomachi, dei Sabelliani,
dei Marcelliani, dei Fotiniani e degli Apollinaristi.
II. Del buon ordinamento delle diocesi, e dei privilegi
dovuti alle grandi città dell’Egitto, di Antiochia,
di Costantinopoli; e del non dover un vescovo metter
piede nella chiesa di un altro.
dovuti alle grandi città dell’Egitto, di Antiochia,
di Costantinopoli; e del non dover un vescovo metter
piede nella chiesa di un altro.
I vescovi preposti ad una diocesi non si occupino delle
chiese che sono fuori dei confini loro assegnati né le
gettino nel disordine; ma, conforme ai canoni, il vescovo
di Alessandria amministri solo ciò che riguarda
l’Egitto, i vescovi dell’Oriente, solo l’oriente, salvi
i privilegi della chiesa di Antiochia, contenuti nei
canoni di Nicea; i vescovi della diocesi dell’Asia, amministrino
solo l’Asia, quelli del Ponto, solo il Ponto, e quelli
della Tracia, la Tracia.
chiese che sono fuori dei confini loro assegnati né le
gettino nel disordine; ma, conforme ai canoni, il vescovo
di Alessandria amministri solo ciò che riguarda
l’Egitto, i vescovi dell’Oriente, solo l’oriente, salvi
i privilegi della chiesa di Antiochia, contenuti nei
canoni di Nicea; i vescovi della diocesi dell’Asia, amministrino
solo l’Asia, quelli del Ponto, solo il Ponto, e quelli
della Tracia, la Tracia.
A meno che vengano chiamati, i vescovi non si rechino
oltre i confini della propria diocesi, per qualche ordinazione
e per qualche altro atto del loro ministero. Secondo
le norme relative all’amministrazione delle diocesi, è chiaro
che questioni riguardanti una provincia dovrà regolarle
il sinodo della stessa provincia, secondo le direttive
di Nicea. Quanto poi alle chiese di Dio fondate nelle
regioni dei barbari, sarà bene che vengano governate
secondo le consuetudini introdotte ai tempi dei nostri
padri.
Questo e’ in diretto contrasto con questo
oltre i confini della propria diocesi, per qualche ordinazione
e per qualche altro atto del loro ministero. Secondo
le norme relative all’amministrazione delle diocesi, è chiaro
che questioni riguardanti una provincia dovrà regolarle
il sinodo della stessa provincia, secondo le direttive
di Nicea. Quanto poi alle chiese di Dio fondate nelle
regioni dei barbari, sarà bene che vengano governate
secondo le consuetudini introdotte ai tempi dei nostri
padri.
Questo e’ in diretto contrasto con questo
III. Che dopo il vescovo di Roma, sia secondo quello
di Costantinopoli.
di Costantinopoli.
Il vescovo di Costantinopoli avrà il primato
d’onore dopo il vescovo di Roma, perché tale città è la
nuova Roma.
Una di queste due norme e’ errata a meno che non
si intenda “primato d’onore” come un
qualcosa di politico, infatti l’articolo precedente
non solo era stato approvato anche precedentemente ma
viene reinforzato e secondo questo nessun vescovo poteva
questionare in un altro territtorio.
A mio avviso, visto il contrasto, questa potrebbe essere
una interpolazione bella e buona.
L’enciclopedia “Atlantica” alla voce
Teodoro riporta” Consapevole delle tendenze disgreagatrici
dell’impero Teodosio cerco’ di ricostruirne
l’unita’, operando in modo da affermarsi
come unico imperatore e di avvalersi della religione
cristiana come elemento determinante di coesione. Egli
intervene anche per spazzare via le tendenze PAGANE che
ancora dominavano nella corte imperiale d’occidente
e seppe approfittare della difficile situazione che era
venuta a crearsi a Roma. Nei primi anni del suo regno,
l’Occidente era governato da Graziano, figlio di
valentiniano I. Nel 383 Graziano fu ucciso e sostituito
dal fratello minore ValentinianoII il cui filo arianesimo
lo porto’ a scontrarsi duramente con la Chiesa,
cosi’ da indebolire la propria posizione. Di quest
one approfitto’ Magno Masimo, che aveva assunto
la prefettura delle Gallie, comprendente oltre alla Gallia,
la Britannia, la Spagna e l’Africa Nord occidentale.
Forte di questa sua posizione, detronizzo’ Valentiniano
e si impadroni’ del trono d’Occidente 388.
Teodosio allora intervene, sconfisse ed ucise l’usurpatore,
rimettendo sul trono Valentiniano II, sottoponendolo
pero’ al proprio controllo. In tal modo egli poteva
estendere la sua politica religiosa anche all’Occidente
che sino ad allora, aveva largamento tollerato ed anche
incoraggiato I culti “pagani”, in particolare
l’antica religione romana, ancora molto diffusa
fra la nobilta’. Nel 380, leditto di Tessalonica,
firmato anche dall’imperatore Graziano, decreto’ l’obbligatorieta’ del
culto Cristiano per tutti I sudditi dell’impero,
minacciando gravi sanzioni a chi avesse disubbidito.
La religione cristiana assumeva cosi’ la qualifica
di religione dell’impero e la chiesa Cristiana
diventava chiesa di Stato. Nel 381 Teodosio convoco’ a
Costantinopoli un concilio, dal quale EGLI fece ribadire
quanto gia’ approvato a Nicea. Inoltre fece modificare
le struttire della chiesa, adeguandole a quelle dello
stato. Questi provvedimenti ottennero pero’ risultati
opposti a quelli sperati, poiche’ non solo non
rafforzarono lo stato, ma ne indebolirono ulteriormente
le strutture a vantaggio della chiesa, cosi’ che
l’impero fini per divenire IL BRACCIO SECOLARE
del papato. Frattanto, il vescovo di Milano Ambrogio,
dopo aver affermato l’autonomia della chiesa in
material spirituale, aveva cominciato a rivendicare il
diritto per la chiesa di erigersi a giudice anche dell’Imperatore,
avendo essa giurisdizione su tutti I cristiani, imperatore
compreso. In una occasione famosa, Ambrogio rifiuto’ di
dispensare la comunione in presenza di Teodosio, colpevole
di aver causato il massacre di tessalonica; ed in un’altra
occasione la rifiuto’ sinche’ l’imperatore
non avesse ritirato un’ordinanza che riteneva ingiuriosa
e lesiva delle sue prerogative di vescovo.
Da quanto abbhiamo appena letto abbiamo uno spaccato
abbastanza chiaro che fu Teodosio a trasferire alla chiesa,
non parliamo di papato perche’ ancora non esisteva,
il fatto di Ambrogio dimostra che I vescovi a quell’epoca
erano I veri capi della loro Zona e che ognuno di loro
diceva la sua dalla sua posizione di preminenza, piu’ importante
era la citta’ in cui presiedeva e piu’ voce
vi era in capitolo. Una cosa puramente mondana, non certo
spirituale. Tra l’altro Paolo afferma “or
provi l’uomo se stesso” riguardo la comunione
e se la persona si sente in grado di prender parte alla
santa cena, se non e’ stato scomunicato, se lo
fa indegnamente sara’ una cosa fra lui ed il Signore.
E’ vero che un vescovo ha la facolta’, se
conosce certi problemi, dal vietare il sacramento, ma
questo non puo’ avvenire apertamente, sarebbe come
mettere al pubblico ludibrio il peccatore, il Signore
non lo ha mai concesso, Ambrogio fece proprio cio’ che
Cristo non avrebbe mai fatto, svergognare pubblicamente
una persona che si accinge a commemorarlo.http://www.youtube.com/user/docbible/videos
d’onore dopo il vescovo di Roma, perché tale città è la
nuova Roma.
Una di queste due norme e’ errata a meno che non
si intenda “primato d’onore” come un
qualcosa di politico, infatti l’articolo precedente
non solo era stato approvato anche precedentemente ma
viene reinforzato e secondo questo nessun vescovo poteva
questionare in un altro territtorio.
A mio avviso, visto il contrasto, questa potrebbe essere
una interpolazione bella e buona.
L’enciclopedia “Atlantica” alla voce
Teodoro riporta” Consapevole delle tendenze disgreagatrici
dell’impero Teodosio cerco’ di ricostruirne
l’unita’, operando in modo da affermarsi
come unico imperatore e di avvalersi della religione
cristiana come elemento determinante di coesione. Egli
intervene anche per spazzare via le tendenze PAGANE che
ancora dominavano nella corte imperiale d’occidente
e seppe approfittare della difficile situazione che era
venuta a crearsi a Roma. Nei primi anni del suo regno,
l’Occidente era governato da Graziano, figlio di
valentiniano I. Nel 383 Graziano fu ucciso e sostituito
dal fratello minore ValentinianoII il cui filo arianesimo
lo porto’ a scontrarsi duramente con la Chiesa,
cosi’ da indebolire la propria posizione. Di quest
one approfitto’ Magno Masimo, che aveva assunto
la prefettura delle Gallie, comprendente oltre alla Gallia,
la Britannia, la Spagna e l’Africa Nord occidentale.
Forte di questa sua posizione, detronizzo’ Valentiniano
e si impadroni’ del trono d’Occidente 388.
Teodosio allora intervene, sconfisse ed ucise l’usurpatore,
rimettendo sul trono Valentiniano II, sottoponendolo
pero’ al proprio controllo. In tal modo egli poteva
estendere la sua politica religiosa anche all’Occidente
che sino ad allora, aveva largamento tollerato ed anche
incoraggiato I culti “pagani”, in particolare
l’antica religione romana, ancora molto diffusa
fra la nobilta’. Nel 380, leditto di Tessalonica,
firmato anche dall’imperatore Graziano, decreto’ l’obbligatorieta’ del
culto Cristiano per tutti I sudditi dell’impero,
minacciando gravi sanzioni a chi avesse disubbidito.
La religione cristiana assumeva cosi’ la qualifica
di religione dell’impero e la chiesa Cristiana
diventava chiesa di Stato. Nel 381 Teodosio convoco’ a
Costantinopoli un concilio, dal quale EGLI fece ribadire
quanto gia’ approvato a Nicea. Inoltre fece modificare
le struttire della chiesa, adeguandole a quelle dello
stato. Questi provvedimenti ottennero pero’ risultati
opposti a quelli sperati, poiche’ non solo non
rafforzarono lo stato, ma ne indebolirono ulteriormente
le strutture a vantaggio della chiesa, cosi’ che
l’impero fini per divenire IL BRACCIO SECOLARE
del papato. Frattanto, il vescovo di Milano Ambrogio,
dopo aver affermato l’autonomia della chiesa in
material spirituale, aveva cominciato a rivendicare il
diritto per la chiesa di erigersi a giudice anche dell’Imperatore,
avendo essa giurisdizione su tutti I cristiani, imperatore
compreso. In una occasione famosa, Ambrogio rifiuto’ di
dispensare la comunione in presenza di Teodosio, colpevole
di aver causato il massacre di tessalonica; ed in un’altra
occasione la rifiuto’ sinche’ l’imperatore
non avesse ritirato un’ordinanza che riteneva ingiuriosa
e lesiva delle sue prerogative di vescovo.
Da quanto abbhiamo appena letto abbiamo uno spaccato
abbastanza chiaro che fu Teodosio a trasferire alla chiesa,
non parliamo di papato perche’ ancora non esisteva,
il fatto di Ambrogio dimostra che I vescovi a quell’epoca
erano I veri capi della loro Zona e che ognuno di loro
diceva la sua dalla sua posizione di preminenza, piu’ importante
era la citta’ in cui presiedeva e piu’ voce
vi era in capitolo. Una cosa puramente mondana, non certo
spirituale. Tra l’altro Paolo afferma “or
provi l’uomo se stesso” riguardo la comunione
e se la persona si sente in grado di prender parte alla
santa cena, se non e’ stato scomunicato, se lo
fa indegnamente sara’ una cosa fra lui ed il Signore.
E’ vero che un vescovo ha la facolta’, se
conosce certi problemi, dal vietare il sacramento, ma
questo non puo’ avvenire apertamente, sarebbe come
mettere al pubblico ludibrio il peccatore, il Signore
non lo ha mai concesso, Ambrogio fece proprio cio’ che
Cristo non avrebbe mai fatto, svergognare pubblicamente
una persona che si accinge a commemorarlo.http://www.youtube.com/user/docbible/videos
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