Popular Posts

Friday, August 17, 2012

L'editto di Milano


EDITTO DI MILANO
LIBERTA’ RELIGIOSA PER TUTTI
«
Noi Costantino Augusto e Licinio Augusto felicemente
riuniti in Milano, e
trattando di ciò che riguarda la sicurezza e utilità pubblica,
abbiamo
creduto che uno dei primi nostri doveri fosse di regolare
ciò che interessa
il culto della divinità, e di dare ai cristiani,
come a tutti gli altri
nostri sudditi, la libertà di seguire la loro
religione, onde richiamare il
favore del Cielo sopra di noi e sopra tutto l’Impero.
Perciò abbiamo preso la risoluzione di non negare
a chi voglia la
possibilità di seguire col cuore e con l’affetto
le osservanze del culto
cristiano allo stesso modo in cui si può praticare
qualunque altra
religione, affinché Dio supremo che onoriamo continui
a ricolmarci delle Sue
grazie. Il che apertamente vi dichiariamo, facendovi
sapere che abbiamo
generalmente accordato ai cristiani una piena facoltà di
praticare la loro
religione. E come concediamo questo a loro, anche agli
altri vien concessa
la potestà intera e libera di religione e di culto.
Noi vogliamo che in tutto questo adoperiate il vostro
ministero alla maniera
più efficace e sollecita, ed affinché questa
legge giunga a cognizione di
ognuno, la farete affiggere ovunque, in modo che nessuno
possa dire di
ignorarla ».
(32).
Da questo documento si evince che nel 313 d.c. Costantino non e’ un
cristiano, ma solo un imperatore che da’ la facolta’ ai cristiani di adorare
la propria religione e specific ache questa decisione e’ stata presa "e
trattando di ciò che riguarda la sicurezza e utilità pubblica,
abbiamo
creduto che uno dei primi nostri doveri fosse di regolare ciò che interessa
il culto della divinità, e di dare ai cristiani," per una scelta
POLITICA
non certo religiosa.
Eusebio spiega
L’ANNO 311
* EDITTO DI TOLLERANZA
* A PROPOSITO SCRIVE EUSEBIO…
30 APRILE – L’inaspettato, l’evento principale e gli altri piccoli eventi
che vi concorrono, contribuiscono a modificare la grande Storia, con i fatti
già preannunciati e ormai imponderabili.
In brevissimo tempo accaddero tutti insieme.
GALERIO, l’uomo che aveva concepito e poi condotto la più inutile e
gratuita
persecuzione dei cristiani, cade nei primi mesi di quest’anno gravemente
ammalato.
Lattanzio (vedi 298) aveva già scritto la premonitrice e tenebrosa storia
Sulla morte dei persecutori; in questa accennava minuziosamente a quali
castighi erano andati incontro tutti coloro che avevano perseguitato i
cristiani. I sintomi dei mali che la maledizione divina inviava e le morti
atroci che attendevano i malvagi oppressori.
Galerio ora era quindi uno di questi che andava ad aggiungersi
alla lunga
lista. Forse qualche zelante amico-nemico non mancò di
farlo presente, che
presto sarebbe apparso anche lui in quella lista, salvo
ravvedersi,
pentirsi, e forse chissà se Dio lo perdonava già in
terra non era da
escludersi in una sua immediata guarigione dal male che
ora lo tormentava.
Galerio convertito o no volle quindi così riscattarsi.
Da Nicomedia dove
ormai giaceva fra la vita e la morte, emise l’editto
che i cristiani
aspettavano da 311 anni. Con questo editto imperiale
le persecuzioni
cessavano e i cristiani finalmente ricevevano un riconoscimento
giuridico.
Era un editto di tolleranza che sottoscrissero poi sia
Licinio che
Costantino.
Non sappiamo chi fu l’ispiratore; si dice Licinio, si
suppone Costantino
stesso, rimane il fatto che nè Eusebio nè Lattanzio
parlano dell’intervento
dei due imperatori, e per il fatto che Costantino diventerà leggendario
per
il cristianesimo sembra proprio che se un suggerimento
ci fosse stato, i due
storici non lo avrebbero certamente tenuto nascosto.
Credibile quindi che
sia stato opera di Galerio.
Una ispiratrice di Galerio potrebbe essere stata sua
moglie VALERIA. Questa
come abbiamo letto in precedenza, l’aveva sposata nell’anno
293, ed era la
figlia di Diocleziano; e proprio il padre forse indirettamente
con i suoi
grossi problemi esistenziali degli ultimi anni gli aveva
fatto conoscere la
religione cristiana di cui si conoscono nonostante l’opera
persecutrice del
marito, in sua moglie alcune simpatie.
L’unico a non firmare l’editto fu però l’altro
persecutore, MASSIMINO; e
diventa anche lui un "altro malvagio", per
Lattanzio da mettere in lista
nel suo libro. Il 1° MAGGIO del 313, Massimino nello
scontro con i 30.000
uomini di Licinio vide all’improvviso passare dall’altra
parte della
barricata i suoi 70.000 soldati. Caduto subito dopo anche
lui vittima di una
grave malattia, diventò cieco e il suo corpo iniziò a
diventare uno
scheletro. Corse ai ripari per guadagnarsi la benevolenza
divina dei
cristiani, firmando anche lui un editto di tolleranza
e la restituzione di
tutti i beni ai cristiani; ma era troppo tardi, come
Galerio, anche lui,
dopo alcuni giorni morì, a Tarso il 12 AGOSTO
dello stesso anno 313.
L’ EDITTO DI TOLLERANZA…
di LICINIO e COSTANTINO ci fa capire quello che accadrà fra
breve, e ci
chiarisce anche la improvvisa ascesa di Costantino con
la sua nuova scienza
politica, che segue soprattutto gli eventi e non la irrazionalità dei
suoi
predecessori, nè resta a compiacersi per una battaglia
o una guerra vinta;
entrambe non bastano a creare serenità e fiducia
nei popoli, anzi spesso
più che risolvere i problemi, le guerre vinte
li complicano e riescono
perfino a peggiorare certe situazioni. Occorre quindi
grande acume politico.
Avremo quindi in questi anni che seguono modificazioni sempre politicamente
e opportunisticamente utili ai fini dello creazione di un grande Stato.
Ecco un passo illuminante di Eusebio dopo la stesura
e la pubblicazione
dell’Editto (che però non ha in mano quello di
Milano ma quello di Galerio,
e da questo copia): "Quando io, Costantino e Licinio
ci siamo incontrati
abbiamo discusso per il benessere e la sicurezza dello
stato, siamo giunti
alla conclusione di adottare questa politica: ossia che
a nessuno debba
essere negata la libertà di seguire la religione
dei cristiani o qualunque
altro culto, perciò nostra volontà è che
siano abrogate tutti gli editti in
merito ai cristiani (e che sembravano alieni alle nostre
clemenze) e
lasciate che tutti coloro che desiderano seguire la predetta
religione dei
cristiani si affrettino a seguire la stessa senza molestia
e interferenze
con le altre. Possiamo essere sicuri che abbiamo in questo
senso dato ai
cristiani che ne facevano richiesta la illimitata libertà di
seguire la
propria religione, ma che capiscono che anche agli altri è stata
concessa
analoga libertà completa e illimitata, di religione
e di culto, poichè tale
concessione è conveniente alla pace dei nostri
tempi, e facendo così
pensiamo di non aver arrecato disonore a qualsiasi religione"."Historia
Eccl.,X,5"
Quando Costantino mosse verso Roma, lo abbiamo già detto
non vi erano
certamente cristiani da sottrarre a una persecuzione
religiosa, queste erano
già terminate. Da ricordare inoltre che i buoni
contatti di sua madre FLAVIA
GIULIA ELENA con i cristiani di Roma, potevano questi
anche favorire e
rendere non solo più rassicurante un suo arrivo
militare nella città, ma
oltretutto essere appoggiato come abbiamo visto sopra
anche dagli stessi
pagani che alla fine scelsero di tutti i mali che affliggevano
Roma quello
che secondo loro era il minore. I cristiani erano notoriamente
conosciuti
come non belligeranti, e quello che ora desideravano
tutti i romani era
proprio di evitare una inutile guerra civile.
Nessuno di certo immaginò quel giorno, favorendo
l’ingresso a Costantino che
quell’uomo avrebbe fatto finire da lì a poco la
leggenda di Roma e che al
suo posto sarebbe nata la Nuova Roma al di là dei
mari; ma gli eventi
camminano con il destino, e per la capitale dell’impero,
ma anche per tutto
l’occidente, il destino ormai stava per compiersi.
L’ANNO 312
* COSTANTINO IN ITALIA – LE BATTAGLIE
* LA VITTORIA A PONTE MILVIO A ROMA
* LE VISIONI RACCONTATE DAL PANEGIRISTA EUSEBIO
Costantino con i tempi ormai maturi, dopo i preparativi,
decise di scendere
in Italia per affrontare il cognato MASSENZIO; l’ usurpatore
che da tempo si
era trincerato a Roma cautelandosi con i suoi 100.000
uomini per difendersi,
temendo sempre che uno dei contendenti al trono imperiale
prima o poi
sarebbe sceso su Roma.
Costantino con 40.000 soldati inizia a muoversi dalla
Gallia. Altrettanto fa
Massenzio inviandogli incontro alcuni reparti del suo
esercito.
Dal Moncenisio Costantino attraversa le Alpi, scende
verso Susa e Torino; in
entrambe le due località riporta due successi
senza peraltro distruggere nè
le città nè causando vittime nella popolazioni
pur avendo queste fino allora
sempre appoggiato servilmente Massenzio.
Da Torino Costantino dilaga su tutta la pianura, tocca
Milano, Brescia,
supera il Ticino e piomba sulla sponda ovest dell’Adige
a Verona, dove
dentro le mura della città veneta ad attenderlo
c’è l’esercito di Massenzio
al comando di Pompeiano Ruricio.
Nottetempo Costantino varcò l’ Adige e pose in
assedio Verona, che partendo
dalla periferia venne stretta in una morsa. Ruricio volle
provare a rompere
una parte dell’assedio sembrandogli in un certo punto
debole, ma Costantino
che aveva preparato la trappola, aspettava questa mossa
da lontano; si era
appostato con il grosso dell’esercito ai lati del trabocchetto
creato ad
arte per attrarre Ruricio, che caduto nel tranello, Costantino
subito lo
chiuse in una stritolante tenaglia non risparmiando nessuno,
compreso il
comandante.
Terminata l’impresa veronese senza altri inconvenienti,
Costantino proseguì
per Vicenza, Padova, Treviso e si ricongiunse ad Aquileia
con il grosso
dell’esercito che era sceso dal Friuli; rimessosi poi
in cammino puntò verso
Modena, e dopo aver fatto capitolare la città,
imboccata la via Flaminia
iniziò l’avvicinamento a Roma.
MASSENZIO intanto dopo aver fatto ammassare in città una
enorme quantità di
granaglie per un eventuale previsto assedio, decise (lo
spionaggio gli
rivela che i soldati di Costantino non sono molti) di
mandare incontro a
Costantino sempre sulla via Flaminia il suo esercito
fino a Saxa Rubra, in
attesa del grosso dell’ avversario.
Una prima schermaglia con i reparti di Costantino danno
il successo
temporaneo a Massenzio, ma permettono a Costantino con
una manovra
diversiva -passando quasi inosservato- di avanzare indisturbato
e portarsi a
ridosso di Ponte Milvio alle porte di Roma dove in silenzio
si accampa in
piena notte nascondendo in ogni anfratto i suoi uomini.
Qui entrano le leggende dove è impossibile trovare
la verità storica perchè
le versioni sono solo di parte, di Lattanzio in greco
e di Eusebio che però
la cronaca la prende più tardi dallo stesso Lattanzio
e la traduce "come
meglio potè". Fra tante elogiative gesta
del suo amato imperatore, ci
racconta che Costantino in quella notte che era appartato
nel buio con i
suoi uomini, aveva fatto un sogno, quello di apporre
sui suoi vessilli una
croce; sappiamo però che questo vessillo era da
tempo in uso nei suoi
reparti della Gallia; era una X con una linea ripiegata
in cima e al centro
di questa lettera, e sappiamo pure che furono messe molto
in evidenza nella
lotta, perchè tutti i romani (cristiani e pagani)
dall’interno potessero
nettamente distinguere le truppe di Costantino che stavano
dando l’assalto
in quel momento e che cercavano appunto appoggio anche
all’interno della
città desiderosa di essere liberata dall’usurpatore.
MASSENZIO dopo il successo nella prima schermaglia contro
quella manovra
diversiva preparata da Costantino, era quasi certo di
aver in pugno la
situazione e credendo che il successo iniziale portava
a un successo facile
finale, abbandonò la città e si fece incontro
contro quelle che credeva
essere le truppe principali di Costantino.
Strategicamente, come a Verona, lo stesso Costantino
lo attendeva con quello
che effettivamente era il grosso dell’esercito; fece
avanzare quello di
Massenzio in profondità, poi dai lati a tenaglia
lo chiuse dopo che le sue
truppe avevano attraversato il Ponte Milvio.
Fu una trappola colossale che mise allo sbaraglio le
truppe di Massenzio che
colte di sorpresa tentarono disordinatamente tutte insieme
di arretrare e di
rientrare in città, ma nell’attraversare il ponte
fatto di barche questo
cedette e fece precipitare tutti i malcapitati nel fiume,
compreso
Massenzio, che morì così annegato nei flutti
di quel Tevere che il giorno
prima aveva fatto dai suoi indovini aspergere di sangue
propiziatorio e gli
avevano anche assicurato che la sua vittoria era certa.
EUSEBIO era stato in Egitto e qui aveva visto veramente
le persecuzioni dei
cristiani; questa terra fu veramente la terra dei martiri,
ma era un
territorio dove i suoi abitanti erano stati in passato
il più superstizioso
e fariseo dei popoli, e chi ce lo dice é proprio
Cristo, attraverso i
Vangeli.
Ma Roma non era l’Egitto, mentre Eusebio ci narra nelle
vicende della sua
Storia della Chiesa alcune persecuzioni che invece lui
non aveva assistito a
Roma ma in Egitto; e perfino la stessa famosa visione
in sogno della croce
di Costantino viene attribuita a una sua successiva romanzata
versione.
Quando scrisse la Vita del beato imperatore Costantino,
essendo lui uno
smisurato ammiratore dell’Imperatore,questa era un’opera
encomiastica più
che storica. Diventando poi "Teologo di Corte" per
28 anni, fino al 339, ed
essendo il primo autore di una storia della Chiesa (Storia
ecclesiastica)con
una "sua" amplissima documentazione ci "narra" i
primi secoli del
cristianesimo, soffermandosi molto spesso sulle "vittorie" del
suo beniamino
dopo i mille "patimenti" patiti dai cristiani..
Nella leggenda della "visione della croce" c’è solo
una fonte ed è proprio
quella di Eusebio, nella sua "Vita di Costantino",
ma questa fu fatta solo
nel 337 cioè posteriormente alla morte di Costantino,
e proprio Eusebio non
l’accenna invece minimamente quando scrisse nel 325 la
già citata "Storia
Ecclesiastica".
Dopotutto la croce non era un simbolo esclusivamente
cristiano. In tempi
passati i galli avevano combattuto sotto la croce di
luce del dio Sole,
sicchè (visto che le truppe erano proprio della
Gallia) i cristiani
avrebbero visto nel labaro la croce del Cristo mentre
per i soldati quello
era semplicemente il loro labaro e basta.
Comunque lasciamo la storia degli storici e ripartiamo
dagli enconomiasti,
che affermano più semplicemente che la vittoria
a Costantino gli era stata
promessa dal Dio, e al Ponte Milvio lo stesso Dio aveva
poi mantenuto a lui
quella promessa, che poi ci siano state altre interpretazioni
non cambia
nulla. Le idee di Costantino su un Dio monoteistico erano
abbastanza chiare,
non altrettanto chiare furono in seguito e in merito
alla differenza tra il
Cristo, il Sol invictus (il suo dio Sole) e la sua persona.
Vicario non lo
fu mai, solo a pochi minuti dalla morte, quando – ma
ce lo racconta sempre
Eusebio – prima di ricevere i sacramenti ebbe gli ultimi
dubbi ma alla fine
disse "e sia, abbandoniamo ogni ambiguità".
Un episodio – se è vero- anche questo molto ambiguo
come molti altri nella
vita di Costantino.
Scopo e ambizione di ogni imperatore e di ogni uomo
lo abbiamo visto più di
una volta è sempre quello a un certo punto di
imitare Dio, di sentirsi un
Dio, di comandare come Dio; li abbiamo già conosciuti
e ne conosceremo
ancora tanti; quelli che diventeranno Imperatori e quelli
che diventeranno
Papi, sia quando erano cristiani sia quando non lo erano.
Solo tanti
tentativi, sprazzi di megalomania umana che durano un
mattino o al massimo
1000 mesi.
Nessuno è mai andato oltre. La caducità della
vita riporta il delirio di
onnipotenza nella polvere e livella i forti ai deboli,
i "grandi" ai
"
piccoli". Alle volte come abbiamo visto, basta un
piccolo germe
(Alessandro) o un piccolo fiume (Barbarossa) per spezzare
tutti i sogni di
gloria. Anche il più piccolo microbo ha la forza
di stroncare la vita di un
papa, di un imperatore e di un principe.
Molti si ritengono indispensabili e insostituibili, ma
come sappiamo ci sono
i cimiteri pieni di questi arroganti. E dopo di loro
il mondo ha con la
massima indifferenza proseguito il suo cammino.
Troveremo Costantino nel 325 seduto negli scranni del
Concilio di Nicea fra
i vescovi cristiani che troveranno anche loro disaccordi,
malumori,
controversie, spaccature, dispute infinite. Troviamo
lui Costantino a farli
i vescovi o a deporli, a innalzarli o a bandirli, a intervenire
per
modificare dottrine, a promuovere una tesi o a condannarne
un’altra, volendo
e riuscendo a dimostrare sempre che era lui che comandava
ed era lui a
scegliere gli dei da onorare e i principi fondamentali
di questa o
quell’altra religione, pur capendo molto poco di teologia.
Costantino lì seduto- instauratore da una parte,
continuatore di un
conservatorismo dall’altra – fa iniziare gli anni che
faranno fare alla
civiltà alcuni passi indietro, verso i secoli
bui del Medioevo. E quel
simbolo delle dispute, vero, interpolato o falso, non
aggiunse alla mente
umana null’altro di quanto vi era già, male e
bene, distruttività e
costruttività. Cio’ che si era verificato prima
e tutto ciò che si
verificherà poi vi troviamo solo tanta continuità;
nè apporteranno alla
mente umana dei mutamenti; dolori, sangue, miserie, inganni,
che non fece
onore a nessuno, a pagani e cristiani, o atei che fossero,
continuarono come
se non fosse accaduto proprio nulla.
L’EDITTO DI MILANO
La scomparsa di Massenzio e la conquista dell’ Italia
alteravano in favore
di Costantino l’equilibrio tra quest’ultimo e Licinio.
Si rendeva necessaria
quindi una conferenza tra i due imperatori d’Occidente.
Il convegno ebbe
luogo a Milano -nei primi del 311- e qui venne celebrato
il matrimonio tra
Costanza e Licinio. A Milano i due Augusti pubblicarono
un editto (Editto di
Milano) che segna un gran passo vera l’affermazione del
Cristianesimo. In
esso veniva riconfermato quanto era stato detto in quello
del 311; in più si
ordinava la restituzione ai Cristiani dei beni confiscati,
e il
Cristianesimo veniva messo alla pari delle altre religioni.
Nell’editto,
inoltre, c’era un’ implicita professione di fede monoteistica,
parlando di
Divinità anziché di Dèi a questa
Divinità si invocava il favore per i
monarchi e per i sudditi.
Ma non certo di religione soltanto si parlò a
Milano e il fatto che
Massimino dal convegno fu escluso ci mostra chiaramente
che un’azione contro
quest’ultimo fu discussa e decisa tra Licinio e Costantino.
Per la prima
volta la religione fu messa a servizio della politica.
Massimino, dopo un
brevissimo periodo di tregua, aveva ricominciato a perseguitare
i Cristiani
e aveva tentato di rialzare il prestigio del paganesimo
riorganizzandone il
sacerdozio ed affidandogli l’esecuzione dei provvedimenti
contro i seguaci
della religione avversaria. Costantino e Licinio invece
con il loro editto
intendevano accaparrarsi la simpatia dei numerosi Cristiani
d’Oriente e
metter contro Massimino gli stessi suoi sudditi.
L’editto di Milano venne spedito a Massimino con l’invito
di desistere dalle
persecuzioni, e Massimino al cui esercito una guerra
contro la Persia e una
violentissima peste avevano arrecato gravi danni, dovette
far mostra di
aderire all’editto dei due colleghi.
Come letto precedentemente sembra che l’editto sia stato
suggerito da
Galerio, tra l’altro molti storici contemporanei nutrono
forti dubbi sull’
autenticita’ di questo documento. Anche I cattolici Fliche
e Martin nella
loro pregevole storia della Chiesa scrivono in proposito
che "L’
argomentazione di Otto Seeck e’ giuridicamente incontestabile" e
che "il
documento nel quale si credette di ritrovare la sotanza
di una decisione di
Milano e’ il reiscritto di Licinio, pubblicato in Oriente
verso la meta’
dell’anno" Comunque l’accordo orale tra Licinio
e Costantino in material
religiosa probabilmente vi fu. Od almeno lo si puo’ supporre,
anche se non
fu probabilmente promulgato da ambedue a Milano, ma soltanto
in Oriented a
Licinio. Va pero’ subito ditto che la fine delle persecuzioni
contro I
cristiani e la conseguente pace religiosa volute da Costantino
non mirava a
trasformare I nostalgici cristiani in una chiesa favorite
e protetta, ma
solamente a farne un’area religiosa a cui attingere proseliti
per la nuova
religione "cattolica" od universale.
Costantino, infatti non era un cristiano e non volle
mai diventarlo. Il
battesimo di Costantino e’ uno dei piu’ grandi falsi
che la storia ci ha
tramandato come la sua presunta visione. Come ho gia’
detto egli in forza
del titolo di Imperatore deteneva automaticamente la
suprema carica
religiosa di Pontefix Maximus, cosa che poi si trasferi
al novella papa nei
secoli successive, insomma il papa prese il suo titolo
dagli imperatori
pagani, infatti la seconda bestia, che aveva le corna
come quelle dell’
agnello aveva tratto il suo potere dalla prima bestia
e parlva come un
dragone.
Questa carica di "pontefice Massimo", prima
dell’imperatore Ottaviano
Augusto era sempre stata affidata ad un magistrate speciale
perche’
presiedesse il collegio di tutti I semplici pontefici
delle numerosissime
religioni dell’impero. Ma l’imperatore Ottaviano Augusto,
volendo servirsi
di tutte le religioni come strumento di potere, avoco’
a se stesso tale
carica. Dopo di lui tutti gli altri imperatori continuarono
a farlo e come
abbiamo visto il papato subentro’ con beata pace in questa
linea di potere
"
pagano".
Naturalmente anche Costantino assunse e mantenne per
tutta la vita tale
carica, per la quale doveva essere del tutto equidistante
e SUPER PARTES
rispetto a tutte le relgioni dell’impero, altrimenti
l’editto di Milano
sarebbe stato inficiato della sua validita’ proprio da
colui che l’avrebbe
promulgato.
Costantino, inoltre, in base alla Costituzione Romana,
una volta divenuto
imperatore diveniva "Augustus", cassava cioe’,
di essere un semplice uomo e
diveniva un essere divino, di conseguenza Gesu’ Cristo
e qualsiasi altra
divinita’ adorata nell’impero era un semplice pari per
lui. Quindi per lui
divenire Cristiano era impossibile, avrebbe dovuto rassegnare
le dimisioni
di essere un Dio e sottomettersi ad un altro Gesu’. In
pratica avrebbe
dovuto riscrivere le istituzioni romane in merito. Questo
supremo titolo
"
Augustus", come e’ noto, dalla suprema magistratura
romana e cioe’ dal
Senato, fu conferito per la prima volta all’imperatore
Ottaviano nel 27
avanti Cristo. Questo diritto fu passati agli imperatori
successive che ne
avevano gli stessi diritti. Costantino era quindi un
Dio e le sue statue
troneggiavano in tutte le basiliche che fece costruire.
La storia Romana tra
l’altro cita tramite lo storico romano Eutropio che Costantino
dopo la sua
morte "meruit inter divos referri" Cioe’ merito
di essere assunto in cielo
tra gli altri dei. Questo non solo andava con la logica
giuridica di allora
ma era evidente che egli non si converti’ mai al Cristo
e mai lo adoro’
altrimenti questo storico non menzionerebbe questo fatto
(cfr. Eutropio,
Breviarium ab urbe condita 10, 8, 2)
A conferma di cio’, ci e’ stata tramandata la notizia
che alla morte di
Costantino, avvenuta nel 337, fu coniata una moneta per
celebrarne l’
assunzione in cielo fra gli altri dei, cioe’ la cosiddetta "coronation".
Nel
retro di essa e’ raffigurato Costantino che su una quadriga
galoppa verso il
cielo, da dove il padre degli dei gli d ail benevnuto
tendendogli la sua
divina mano.
Ovviamente a tali onori divini un imperatore enormemente
ambizioso come
Costantino non avrebbe mai rinunziato. Sappiamo infatti,
che dunta tutta la
sua vita egli pretese sempre di essere adorato come un
Dio. Per la verita’,
come abbiamo gia’ visto, il culto divino dovuto alla
persona dell’imperatore
non fu lui a crearlo, ma egli non fece niente per abolirlo,
anzi lo
incremento’.
Si proclamo’, infatti solennemente Dio sole. Ai nostril
occhi tale decisione
oggi puo’ sembrare assurda e ridicola. Ma la cosa ci
puo’ apparire meno
folle se pensiamo, che dopo di lui, tutti gli imperatori
suoi successori,
compresi quelli del sacro Romano impero e tutti sovrani
cattolici
continuarono a pretendere l’adorazione dap arte dei loro
sudditi.
Addirittura, nei secoli a noi piu’ vicini, un re francese,
Luigi XIV si fece
chiamare proprio cosi’.
Chiaramente un personaggio cosi’ importante nell’economia
cattolica, diviene
ingombrante con il passare degli anni. Cosi’ abbiamo
un costantino "adorato"
quando e’ in vita dall’autorita’ ecclesiastica del tempo,
e’ lui che indice
concili e’ lui che indica le vie da seguire ede’ soprattutto
la sua statua
che troneggia nelle basiliche cattoliche che Lui fa costruire.
Dopo la sua
morte viene fatto santo, l’influenza degli imperatori
per alcni secoli e
principalmente dei suoi diretti discendenti non deve
essere delusa. Ma con
il passare dei secoli la presenza di Costantino da importante
diviene
ingombrante ed allora si avvia una sistematica distruzione
del suo mito e
quella della sua famiglia. Il santo viene radiato, anche
la madre che e’
sant’Elena viene messa piano piano dap arte, dove si
ergevano le sue statue,
nelle basiliche da lui costruite cominciano dei lavori
di "restauro" con il
compito di "cancellare" il suo passaggio da
tali posti.
"
contrariamente a quell che si crede, Costantino non fece
del Cristianesimo
la religione di stato. L areligione di stato di Roma
sotto Costantino fu, in
realta’ l’adorazione pagana del sole. E Costantino per
tutta la vita, ne fu
il Sommo Sacerdote…Il Cristianesimo che si coagulo’
e prese forma all’
epoca di Costantino era in effetti un ibrido; conteneva
significativi tratti
di pensiero derivati dal Mitraismo e dal culto del sole…Nell’interesse
dell’unita’, Costantino rese deliberatamente vaghe le
distinzioni fra
cristianesimo, Mitraismo e Sol Invictus; scelse deliberatamente
di non
vedere motivo di attrito fra di loro.. Cosi’ costituiva
una chiesa cristiana
in un parte della citta’ ed in un’altra erigeva statue
alla de amdre Cibele
e del Sol Invictus, il Dio Sole: quest’ultimo aveva I
tratti del viso di
Costantino stesso." Cfr. M. Baigent, R. Leigh, H.
Lincoln, L’eredita’
Messianica, editore M. Tropea Milano 1999 pp. 48-49)http://www.youtube.com/user/docbible/videos

No comments: