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Friday, August 17, 2012

La divinita' premortale del Cristo


La Divinità premortale di Cristo
Il nostro scopo è ora quello di indagare sulla
posizione e sullo stato di Gesù Cristo nel mondo
premortale, dal periodo del solenne consiglio celeste,
in cui Egli fu scelto e destinato ad essere il futuro
Salvatore e Redentore dell’umanità, fino al
tempo in cui prese le spoglie mortali.
Noi reclamiamo l’autorità delle Scritture per
asserire che Gesù Cristo fu ed è Dio
il Creatore, il Dio che si rivelò ad Adamo,
a Enoc, e a tutti i patriarchi e profeti antidiluviani
fino a Noè; il Dio d’Abrahamo, d’Isacco e di
Giacobbe; il Dio d’Israele come popolo unito, e il
Dio di Efraim e di Giuda dopo la frattura della nazione
ebraica; il Dio che si fece conoscere dai profeti,
da Mosè a Malachia; il Dio della Storia del
Vecchio Testamento e il Dio dei Nefiti. Noi affermiamo
che Gesù Cristo era ed è Geova, l’Eterno.
Le Scritture specificano che la Divinità è composta
di tre personaggi:
(1) Dio il Padre Eterno, (2) il Figlio Suo Gesù Cristo,
e (3) lo Spirito Santo. Essi costituiscono la Santa
Trinità, che comprende tre persone fisicamente
separate e distinte, che insieme costituiscono il consiglio
presiedente dei cieli. Almeno due di esse appaiono
come direttamente interessate nell’opera della creazione.
Questo fatto è citato ad esempio dalla pluralità espressa
nella Genesi: Poi Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra
immagine e a nostra somiglianza; e successivamente,
nel corso della consultazione sull’atto di trasgressione
di Adamo. L’Eterno Iddio disse: Ecco, l’uomo è diventato
come uno di noi.
Dalle parole di Mosè, rivelate nuovamente nella
dispensazione attuale, apprendiamo notizie più complete
sugli Dei che erano attivamente impegnati nella creazione
di questa terra: Ed io, Iddio, dissi al mio Unigenito
Figliuolo, che era meco fin dal principio: Facciamo
l’uomo a nostra immagine, secondo le nostre sembianze.
E successivamente, in riferimento alla condizione di
Adamo dopo la Caduta: Ed io, il Signore Iddio, dissi
al mio Unigenito Figliuolo: Ecco l’uomo è divenuto
come uno di noi. Nel racconto che della creazione fa
Abrahamo, Gli dei sono menzionati frequentemente.
Come abbiamo detto precedentemente a proposito di un
altro argomento, il Padre prese parte all’opera della
creazione attraverso il Figlio, che così divenne
la parte esecutiva per mezzo della quale la volontà,
l’ordine o la parola del Padre diveniva operante.
E’ quindi con ragione che il Figliuolo Gesù Cristo è chiamato
dall’apostolo Giovanni La Parola, o, come dichiarò il
Padre, la parola della mia potenza. La parte assunta
da Gesù Cristo nella creazione — parte talmente
rilevante da giustificare la nostra definizione di
Lui quale Creatore — è spiegata in molte
Scritture.
L’autore dell’Epistola agli Ebrei, riferendosi rispettivamente
e distintamente al Padre e al Figliuolo come Esseri
separati, anche se associati insieme, così dice:
Iddio, dopo aver in molte volte e in molte maniere
parlato anticamente ai padri per mezzo de’ profeti,
in questi ultimi giorni ha parlato a noi mediante
il suo Figliuolo, ch’Egli ha costituito erede di
tutte le cose, mediante il quale pure ha creato i
mondi.
Paolo è ancora più esplicito nella sua
lettera ai Colossesi, lettera nella quale, parlando
di Gesù il Figliuolo, dice: Poiché in
lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli
e sulla terra; le visibili e le invisibili; siano troni,
siano signorie, siano principati, siano potestà;
tutte le cose sono state create per mezzo di lui e
in vista di lui; ed egli è avanti ogni cosa,
e tutte le cose sussistono in lui. A questo punto,
consentitemi di ripetere la testimonianza di Giovanni,
secondo cui per mezzo della Parola che era con Dio
che era Dio anche al principio, ogni cosa è stata
fatta: e senza di lei neppur una delle cose fatte è stata
fatta.
Che il Cristo che doveva venire, fosse in realtà Dio
il Creatore, fu rivelato con chiarezza ai profeti dell’emisfero
occidentale. Samuele, il Lamanita convertito, predicando
ai Nefiti miscredenti, giustificò la sua testimonianza
come segue: Ed affinché possiate prender conoscenza
della venuta di Gesù Cristo, il Figlio di Dio,
il Padre del cielo e della terra, il creatore di tutte
le cose fin dal principio; e che possiate pure riconoscere
i segni del suo avvento, al fine di credere nel Suo
nome.
A queste citazioni delle Antiche Scritture può,
molto opportunamente, essere aggiunta la personale
testimonianza del Signore Gesù dopo che divenne
un Essere risorto. Nella Sua apparizione ai Nefiti
Egli così si proclamò: Ecco, io sono
Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Ho creato i cieli
e la terra, e tutto quanto vi è contenuto. Io
ero col Padre fin dal principio. Io sono nel Padre
ed il Padre in me; ed in me il Padre ha glorificato
il Suo nome.
Ai Nefiti che non riuscivano a comprendere il rapporto
fra il Vangelo esposto loro dal Signore risorto e
la legge mosaica, che essi per tradizione ritenevano
in vigore, e che si meravigliavano perché Egli
diceva che le cose antiche erano passate, Gesù così spiegò:
Ecco, io vi dico che la legge che fu data a Mosè si è compiuta.
Ecco, sono io che ho data la legge, e sono io che
feci alleanza con il mio popolo d’Israele; perciò la
legge è compiuta in me, poiché sono
venuto per adempiere la legge; dunque essa è finita.
Per mezzo di una rivelazione nella dispensazione attuale,
o ultima dispensazione, la voce di Gesù Cristo,
il Creatore del cielo e della terra, è stata
udita di nuovo: Ascoltate, voi o popolo della mia
chiesa, a cui il regno è stato dato; ascoltate
e prestate l’orecchio a Colui che pose le fondamenta
della terra, che creò i cieli e tutti i suoi
eserciti, e per cui furono fatte tutte le cose che
vivono come tutto ciò che si muove ed ha esistenza.
( DeA 45:1 ) Ed inoltre: Ecco, Io sono Gesù Cristo,
il Figliuolo del Dio vivente, che creò i cieli
e la terra, una luce che non può venir nascosta
nelle tenebre. ( DeA 14:9 )
La divinità di Gesù Cristo è indicata
con i nomi e gli attributi specifici con cui Egli viene
autorevolmente chiamato. Secondo il giudizio dell’uomo,
i nomi hanno poca importanza; ma nella nomenclatura
degli Dei ogni nome è un titolo di potenza o
di condizione. Dio è giustamente geloso della
santità del Suo proprio nome ( Eso. 20:7; Lev.
19:12; Deut. 5:11. ) e dei nomi dati per Sua volontà.
Nel caso dei figli della Promessa, i loro nomi furono
stabiliti prima della nascita, come nel caso di nostro
Signore Gesù e di Giovanni Battista, che fu
mandato per preparare la strada a Cristo.
Nomi di persone venivano cambiati per ordine divino,
quando essi non erano sufficientemente adatti come
titoli indicanti il servizio particolare, cui i portatori
dei nomi erano chiamati, o le speciali benedizioni
loro concesse. Gesù, il nome personale del
Salvatore e dal modo come è scritto risulta
di derivazione greca; il suo equivalente in ebraico
era Yehoshua o Yeshua, o come noi lo rendiamo in
italiano Geova. All’inizio, il nome stava a significare
l’Aiuto di Geova, o Salvatore.
Sebbene allora fosse un nome molto diffuso come può esserlo
oggi Giovanni, Enrico o Carlo, nondimeno esso fu divinamente
prescritto, come già abbiamo affermato. Così a
Giuseppe, sposo della Vergine, l’angelo disse: E tu
gli porrai nome Gesù, perché è lui
che salverà il suo popolo dai loro peccati.
Cristo è un nome sacro, e non è un appellativo
o nome comune; è di derivazione greca e nel
significato è identico al suo equivalente ebraico
Messiah o "Messias" che sta a significare
l’Unto. Altri titoli, aventi ciascuno un significato
ben preciso, quali: Emmanuele, Salvatore, Redentore,
Figliuolo Unigenito, Signore, Figliuolo di Dio, Figliuolo
dell’Uomo, e molti ancora, ricorrono nelle Scritture.
Ma il fatto che qui si vuole porre in rilievo è che
tutti questi vari titoli sono indicativi dell’origine
divina e della Divinità di nostro Signore. Come
abbiamo visto, i nomi o titoli essenziali di Gesù il
Cristo furono resi noti prima della Sua nascita, e
furono rivelati ai profeti che Lo precedettero nello
stato mortale. Geova è la versione italianizzata
dell’ebraico Yahveh o Jahveh, che significa Colui che
esiste da sé, o l’Eterno. Questo nome è generalmente
indicato nella versione italiana del Vecchio Testamento,
come SIGNORE, oppure ETERNO.
L’ebraico Ehyeh, che significa Io Sono, ha significato
e derivazione affine alla parola Yahveh o Geova;
e qui sta il senso di questo nome con cui il Signore
si rivelò a Mosè quando questi ricevette
l’incarico di andare in Egitto a liberare i figli
d’Israele dalla schiavitù: E Mosè disse
a Dio: Ecco, quando sarò andato dai figliuoli
d’Israele e avrò detto loro: L’Iddio de’ vostri
padri m’ha mandato da voi, se essi mi dicono: Qual è il
suo nome? che risponderò loro? Iddio disse
a Mosè: " IO SONO QUEGLI CHE SONO.
Poi disse: Dirai così ai figliuoli d’Israele:
L’IO SONO m’ha mandato da voi. Nel versetto successivo
il Signore dichiara di essere L’Iddio d’Abrahamo, l’Iddio
d’Isacco e l’Iddio di Giacobbe. Mentre Mosè era
in Egitto, il Signore si rivelò ancora dicendo:
Io sono l’Eterno, e apparii ad Abrahamo, ad Isacco
e a Giacobbe, come l’Iddio onnipotente; ma non fui
conosciuto da loro sotto il mio nome di Eterno.
Il concetto fondamentale di questo nome Io Sono, Geova
o Eterno, aventi entrambi essenzialmente lo stesso
significato, è quello dell’esistenza o durata,
che non avrà fine, e che, giudicando per mezzo
di tutti i sistemi umani di calcolo, potrebbe non
aver avuto alcun principio. Il nome è analogo
nel significato alle espressioni: Alfa e Omega, il
primo e l’ultimo, il principio e la fine. Una volta,
Gesù, attaccato dalle domande e dalle critiche
di certi Giudei, che consideravano la loro discendenza
da Abrahamo come una assicurazione della preferenza
divina, rispose alle loro presuntuose parole con
la frase: In verità, in verità vi dico:
Prima che Abrahamo fosse nato, io sono.
Il vero significato di queste parole sarebbe espresso
più chiaramente se la frase con la sua punteggiatura
fosse la seguente: In verità, in verità vi
dico: Prima di Abramo, io sono; che è come
se Egli avesse detto: Prima di Abrahamo, sono Io,
Geova. I capziosi Giudei si ritennero così offesi
nel sentire pronunciare un nome che, a causa dell’errata
trascrizione di una antica Scrittura ritenevano non
dovesse essere detto pena la morte, che immediatamente
raccolsero delle pietre con l’intenzione di ucciderLo.
I Giudei consideravano Geova come un nome ineffabile
da non essere pronunciato; lo sostituivano con il
sacro e per loro non – proibito nome di Adonai, che
significava "Il Signore", o l’Eterno. Originariamente
le parole Signore e Dio, come esse appaiono nel Vecchio
Testamento, erano o Yahveh o Adonai; e l’Essere divino
indicato con questi sacri nomi era, come dimostrato
dalle Scritture citate, Gesù il Cristo. Giovanni,
evangelista e apostolo, positivamente identifica
Gesù Cristo con Adonai, o il Signore che parlò per
bocca di Isaia e con Geova, che parlò per
mezzo di Zaccaria.
Il nome Elohim ricorre frequentemente nei testi ebraici
del Vecchio Testamento, sebbene non si trovi nelle
nostre versioni italiane. Nella forma la parola è un
nome ebraico plurale; ma è un plurale di eccellenza
o di intensità, piuttosto che di numero. Esprime
l’esaltazione e il potere assoluti o supremi. Elohim,
secondo l’interpretazione e l’uso della Chiesa restaurata
di Gesù Cristo, è il nome di Dio Padre
Eterno, il cui Figliuolo Primogenito nello spirito è Geova,
l’Unigenito nella carne, Gesù Cristo.
Gesù di Nazaret, il quale solennemente testimoniò presso
i Giudei dicendo di Sé stesso: Io sono o Geova,
che era Dio prima che Abrahamo vivesse sulla terra,
era lo stesso Essere che è ripetutamente indicato
come il Dio che fece alleanza con Abrahamo, Isacco
e Giacobbe; il Dio che guidò Israele dalla schiavitù d’Egitto
verso la libertà, nella terra promessa, il solo
Dio conosciuto per mezzo di rivelazione diretta e personale
fatta ai profeti ebraici in generale.
L’identità di Gesù Cristo con il Geova
degli Israeliti fu ben compresa dai profeti nefiti,
e la veridicità dei loro insegnamenti fu confermata
dal Signore risorto che si manifesta loro, poco dopo
la Sua ascensione fra gli apostoli a Gerusalemme. La
storia dice: Allora il Signore parlò loro così:
Alzatevi e venite dinanzi a me, affinché possiate
mettere le vostre mani nel mio fianco, ed anche per
sentire le impronte dei chiodi nelle mani e nei piedi,
perché sappiate che io sono il Dio d’Israele
ed il Dio della terra intera e che sono stato messo
a morte per i peccati del mondo.
Ci sembra inutile ricorrere a citazioni più lunghe
a conferma della nostra affermazione che Gesù Cristo
era Dio ancora prima che si facesse uomo. Durante il
periodo premortale c’era una differenza sostanziale
fra il Padre e il Figlio, in quanto il primo era già passato
attraverso l’esperienza della vita mortale, incluse
la morte e la risurrezione, ed era quindi un Essere
in possesso di un corpo di carne ed ossa perfetto e
immortale, mentre il Figlio era ancora incorporeo.
Mediante la morte e la successiva risurrezione, Gesù il
Cristo è oggi un Essere come il Padre in tutte
le caratteristiche essenziali. Una considerazione generale
di evidenza scritturale porta alla conclusione che
Dio, il Padre Eterno, si manifestò ai primi
profeti o rivelatori in pochissime occasioni e principalmente
per attestare la divina autorità del Figliuol
Suo, Gesù Cristo. Come prima dimostrato, il
Figlio fu il principale esecutore dell’opera della
creazione, durante tutte le fasi della quale il Padre
appare per lo più in vesti direttive o di consulente.
Ad Adamo, Enoc, Noè, Abrahamo e Mosè,
il Padre si rivela attestando la Divinità del
Cristo, e il fatto che il Figliuolo era il Salvatore
scelto dell’umanità. In occasione del battesimo
di Gesù, la voce del Padre fu udita dire: Questo è il
mio diletto Figliuolo nel quale mi son compiaciuto;
e durante la trasfigurazione una simile testimonianza
fu resa dal Padre.
In una successiva occasione, mentre Gesù pregava
con l’anima in angoscia, sottomettendosi affinché gli
scopi del Padre si compissero e il nome Suo fosse glorificato:
Allora venne una voce dal cielo: E l’ho glorificato,
e lo glorificherò di nuovo. Il Cristo risorto
e glorificato fu annunciato dal Padre ai Nefiti nell’emisfero
occidentale con queste parole: Ecco il mio Beneamato
Figliuolo, in cui ho preso diletto, e nel quale ho
glorificato il mio nome — ascoltatelo.
Dall’epoca di questo fatto, la voce del Padre non fu
più udita dagli uomini, dicono le Scritture,
fino alla primavera del 1820, quando sia il Padre
che il Figliuolo apparvero al profeta Joseph Smith,
e il Padre disse: Questo è il mio Beneamato
Figliuolo. Ascoltalo! Queste sono le circostanze
riportate dalle Scritture in cui il Padre si rivelò parlando
personalmente all’uomo distintamente dal Figliuolo.
Dio il Creatore, il Geova d’Israele, il Salvatore
e Redentore di tutte le nazioni, razze e lingue,
sono la stessa persona, cioè Gesù il
Cristo.
Note del capitolo 4
1. Nomi dati da Dio. Il significato dei nomi dati da
Dio trova riscontro in molti episodi scritturali.
Questi sono alcuni esempi: Gesù significa
Salvatore (Matteo 1:21; Luca 1:31); Giovanni significa
dono di Geova, specificamente riferito a Giovanni
Battista, che fu mandato sulla terra per preparare
la strada all’avvento di Geova nella carne (Luca
1:13) Ismaele significa Iddio ascolta (Gen. 16:11);
Isacco significa ridere (Gen. 17:19, confrontare
con 18:10-15).
Come esempi di nomi cambiati per autorità divina
per esprimere maggiori benedizioni o chiamate speciali,
considerate i seguenti: Abramo, che significava nobiltà o
esaltazione, e, come normalmente interpretato, padre
eccelso, fu cambiato in Abrahamo padre d’una moltitudine,
che spiegava la ragione del cambiamento fatto in quel
tempo, poiché io ti costituisco padre di una
moltitudine di nazioni (Gen.17:5).
Sarai, nome della moglie di Abrahamo, di incerto significato,
fu sostituito con Sara, che voleva dire la principessa
(Gen. 17:15). Giacobbe, il nome imposto al figlio
di Isacco con riferimento a una circostanza relativa
alla sua nascita, che significava soppiantatore,
fu sostituito con Israele, che significava soldato
di Dio, principe di Dio, come dicono le parole con
cui fu fatto il cambio del nome: Il tuo nome non
sarà più Giacobbe, ma Israele, poiché tu
hai lottato con Dio e con gli uomini, ed hai vinto.
(Gen. 32:28; confrontare con 35:9, 10. Simone che
significa che ode, il nome dell’uomo che divenne
l’apostolo principale di Gesù Cristo, fu cambiato
dal Signore in Cefa (aramaico) o Pietro (greco) che
significa pietra (Giov. 1:42; Matt. 16:18; Luca 6:14).
A Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, il Signore
impose il nome o titolo di Boanerges, che vuol dire
figliuoli del tuono (Marco 3:17). Il seguente brano è alquanto
istruttivo: Il nome nelle Scritture non è soltanto
corrispondente al compito al quale una persona è designata,
ma frequentemente è significativo di tutto
quello che appartiene all’interessato e di tutto
quello che egli è. Così il nome di
Dio, o di Geova, ecc., indica la Sua autorità (Deut.
18:20; Matt. 21:9, ecc.), la Sua dignità e
gloria (Isa. 48:9, ecc.), la Sua protezione e il
Suo favore (Prov. 18:10, ecc.), il Suo carattere
(Eso. 34:5,14, confrontare con 6, 7, ecc.), i Suoi
attributi divini in generale (Matt. 6:9, ecc.).
Si dice che il Signore imponga il Suo nome nel luogo
in cui si ha la rivelazione o la manifestazione delle
Sue perfezioni (Deut. 12:5, 14:24, ecc.). Credere
in Cristo, o nel Suo nome, vuol dire riceverLo e
trattarLo secondo le rivelazioni che di Esso fanno
le Scritture (Giov. 1:12; 2:23) ecc. –Vedere il
Comprehensive Dictionary of the Bible, di Smith,
voce Nome.
2. Gesù Cristo, il Dio d’Israele. — Che Gesù Cristo
fosse lo stesso Essere che chiamò Abrahamo dal
suo paese nativo, che guidò Israele fuori dall’Egitto
con grandiosi miracoli e prodigi, che fece conoscere
a questo popolo la Sua legge in mezzo ai tuoni del
Sinai, che lo liberò dai Suoi nemici, che lo
castigò per la sua disobbedienza, che ispirò i
suoi profeti, e la cui gloria riempì il tempio
di Salomone, risulta chiaro da tutti gli scritti ispirati
e maggiormente dalla Bibbia.
Il Suo dolore per Gerusalemme dimostra che, nella Sua
umanità, Egli non aveva dimenticato la Sua
precedente condizione elevata: Gerusalemme, Gerusalemme,
che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati,
quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figliuoli
. . . e voi non avete voluto! (Matteo 23:37).
Fu questo Creatore del mondo, questo potente Regnante,
questo Regolatore dei destini dell’umana famiglia
che, nei Suoi ultimi momenti, gridò nell’agonia
della Sua anima: Dio mio, Dio mio, perché mi
hai abbandonato? (Marco 15:34). Tratto dal Compendium
of the Doctrine of the Gospel, di Franklin D. Richards
e James A. Little.
3. Geova, un nome non pronunciato dai Giudei. Molto
tempo prima dell’avvento di Cristo, certe scuole
giudaiche, sempre intente all’osservanza della lettera
della legge ma non senza disprezzo per lo spirito
di essa, avevano insegnato che era cosa irriverente
anche il solo nominare il nome Dio, e che il peccato
per ciò costituiva un’offesa capitale.
Questa estrema concezione derivò dall’accettata,
sebbene non ispirata, interpretazione di Lev. 24:16:
E chi bestemmia il nome dell’Eterno dovrà esser
messo a morte; tutta la raunanza lo dovrà lapidare.
Sia straniero o nativo del paese, quando bestemmi il
nome dell’Eterno, sarà messo a morte. Il brano
seguente è tratto dal Comprehensive Dictionary
of the Bible, di Smith, alla voce Geova.
L’esatta pronuncia di questo nome (Yehovah), con Dio
era conosciuto dagli Ebrei, è andata perduta
del tutto. I Giudei stessi evitano scrupolosamente
qualsiasi riferimento ad essa, e in sua vece usano
l’una o l’altra delle parole seguenti sulle quali
inserendo le vocali nei punti appropriati dovrebbero
essere scritte Adonai, Signore, Elohim, Dio . . .
Secondo la tradizione giudaica, questo nome veniva
pronunciato soltanto una volta l’anno dal sommo sacerdote,
il giorno dell’espiazione, quando egli entrava nel
Santo dei Santi; ma su questo punto esiste qualche
dubbio.http://www.youtube.com/user/docbible/videos

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